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25 ottobre 2007

Editoria Online, DDL Levi-Prodi E Reazioni: Video E Intervista A Valentino Spataro

Vuoi sapere cos'è successo quando, qualche giorno fa, abbiamo lanciato l'allarme DDL Levi-Prodi? Noi abbiamo pubblicato un video e un articolo di Valentino Spataro e, in poche ore, migliaia di blogger e di lettori hanno reagito in massa: la blogosfera ha detto a voce di non essere d'accordo con la proposta di legge e i politici non hanno potuto far finta di niente.

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Photo credit: Nico Good

Ma come è andata a finire? La protesta dei blogger contro l'iscrizione obbligatoria al Registro degli Operatori di Comunicazione c'è stata, ed ora? Cosa si può fare per impedire che gli interessi di qualcuno vadano ad intaccare la libertà della rete.

Per fare un punto della situazione, ho pensato che la cosa migliore fosse parlare direttamente con chi si è accorto per primo del pericolo rappresentato dal DDL Levi-Prodi.

Ecco un video e un'intervista a Valentino Spataro che forse ti aiuteranno a chiarirti le idee su tutta questa vicenda e suoi suoi risvolti futuri.

 

Giulio: Sei stato proprio tu a lanciare l'allarme per la proposta di legge Levi-Prodi. Dopo il tuo allarme, l'articolo e i video pubblicati su Civile.it e su MasterNewMedia hanno avuto un'eco davvero impressionante. Come mai non se ne era accorto nessuno? Ma sopratutto: come hai fatto tu a non lasciarti scappar via queste informazioni apparentemente difficili da trovare?

Valentino: Sei troppo buono. La farò breve: quando sento parlare di editoria mi si rizzano i capelli, per non girarci intorno. La prima volta che hanno applicato la norma della stampa alla telematica è stato con videotel. Ha chiuso pochi mesi dopo.

Seguo queste tematiche da tempo. Ho iniziato con le BBS, quando la telematica costava carissima, richiedeva passione e non dava da vivere. Da allora curo una sezione dedicata al diritto per internet, oggi su www.civile.it/internet.

Ho visto la fine di videotel quando si impose la registrazione come testate giornalistiche per i servizi offerti che venivano offerti allora. Ho visto la fine di Fidonet per una indagine nazionale anti-pirateria. Ho visto il tentativo di imporre la legge stampa nel 2001, imponendo direttori responsabili.

Quando ho visto la parola editoria nel comunicato stampa del Governo alla fine del consiglio del 12 ottobre, mi sono detto: "Vuoi vedere ... ?".

Ho sviluppato IusSeek, un motore di ricerca che indicizza il diritto italiano ed europeo. Incrociando un po' i dati dell'uno con Google e con quello che il Governo scriveva, ho trovato il disegno di legge "ferragostano" e nel testo ho cercato subito la parola internet. Con un semplice find.

A quel punto ero convintissimo di non essere il primo.

Giulio: Mi sapresti riassumere di che cosa parla questo DDL come se lo stessi spiegando a qualcuno che non ne sa nulla di legge e non è un esperto di editoria online?

Valentino: Sono solo i miei due cents, sia chiaro.

Fondamentalmente il DDL contiene una norma che impone l'iscrizione al ROC. Il ROC è il registro degli operatori di comunicazione, tenuto dal Garante delle Comunicazioni. L'iscrizione al registro comporta oneri e adempimenti annuali.

Questo vuol dire che anche i blogger potrebbero in futuro essere esposti a burocrazia, costi aggiuntivi e pratiche amministrative, come fino ad ora è stata solo l'editoria tradizionale.

Un banale errore può costare migliaia di euro e, fino a qualche tempo fa, iscrivere un quotidiano al ROC significava ricevere il codice di iscrizione dopo anni. Nel frattempo, ogni anno, la dichiarazione doveva essere telematica e funzionava solo con quel codice che non avevi.

E' una tassa annuale, ma richiede anche l'aiuto di un esperto del settore. Introvabile, e giustamente costoso. Ecco che il fatto che l'avere un blog o un sito "rilevi" ai fini dell'iscrizione al ROC, significa non solo iscrizione, ma adempimenti e costi. In poche parole, chi inizi a guadagnare con il proprio blog, avrà dei costi in più, o dovrà rinunciare.

In più la terminologia utilizzata nella proposta di legge è un po' vaga: si presta facilmente a varie interpretazioni.

Il DDL riscrive completamente le definizioni di prodotto e attività editoriale. Sicché chiunque diffonda in ogni modo le proprie idee realizza un prodotto editoriale e svolge attività editoriale. Ma come hanno sottolineato in molti, è troppo generico per poter essere un testo di legge.

Ne ho parlato poi insieme nelle liste che frequento di avvocati esperti di informatica. Dopo una prima conferma dei miei dubbi, ho messo sul web due parole e scritto ai siti più frequentati che hanno capito avere in mano una notizia esplosiva. Il resto l'hanno fatto Repubblica e Grillo.

I giornalisti attingono fortunatamente moltissimo dal web (contrariamente a quanto si creda). E non chiedevo di meglio che facessero propria la notizia, anche per verificarla.

Giulio: Cos'è che ha fatto saltare i nervi ai blogger che sono insorti contro questo DDL? Qual'è il problema?

Valentino: Le ragioni sono numerose.

La ragione principale è che nessuno vuole toccata la libertà che il web ci ha offerto.

Il vero motivo è un altro: i giovani non hanno i soldi per aprire un negozio. Però sanno aprire un blog e imparano a comunicare sul web. Per alcuni questo oggi diventa un lavoro e una fonte di reddito, basta saperci fare. Da domani ci vorranno anche soldi, e bisognerà trovare consulenti per assisterti al ROC.

Giulio: Quali interessi ci sono dietro una proposta di legge come questa? A chi fa comodo?

Valentino: Chi si avvantaggi di un mercato meno ricco di offerta, è naturale.

Tra poco uscirà la carta elettronica, i telefonini trasmetteranno sempre più informazioni, e chi fa informazione oggi è interessato a mantenere i propri posti. Sono interessi contrapposti tra vecchi e giovani, tra imprese consolidate e giovani che vogliono fare qualcosa di nuovo.

Leggi anche tu le dichiarazioni di Levi su Corriere:

"Solo gli operatori professionali, quelli che svolgono come mestiere quello dell'attività editoriale. Il senso della legge per quanto riguarda Internet è quello di estendere ai giornali pubblicati su Internet le regole per i giornali pubblicati sulla carta stampata".

Levi sbaglia: i giornali che vogliono possono iscriversi al ROC anche oggi, l'estensione c'è per chi la chiede.

Levi invece definirà "operatore professionale" in modo da dividere i blogger da chi già guadagna con i siti.

La nuova definizione vorrebbe dividere, ma i blogger sanno che se sono bravi possono anche cominciare a fare soldi e una limitazione per legge li limiterebbe.

Sono sicuro che la definizione di operatore professionale obbligherà chi scopre di saperci fare a registrarsi al ROC.

Oggi chi vuole può comunque iscriversi al ROC. Ma non c'e' l'obbligo. E' una scelta. Imporre a tutti non porta nessun vantaggio allo sviluppo di internet, così come la fine di videotel ci fece perdere importanti anni di sviluppo della telematica di massa.

Giulio: Con il tuo articolo e i tuoi video hai innescato una vera e propria reazione a catena nella blogosfera e non solo: quali sono state le reazioni dei mainstream media tipo giornali, TV, etc.?

Valentino: Ho uno strumento di social bookmarking su civile.it che mi aiuta a tenere traccia di questo.

Sono proprio tante le reazioni. Diverse anche. Sui media cartacei pochissimo spazio, a parte i nuovi editori e le nuove testate. Anche in TV, solo i nuovi TG ne hanno parlato: Skytg24 ad esempio.

In generale nelle edizioni elettroniche ne hanno parlato tutti, ma non su carta e TV. Curioso?

Giulio: E dal mondo politico? Sapresti riassumere quali sono state le reazioni più interessanti?

Valentino: Quelle mi hanno sorpreso.

Mi aspettavo tutto, fuorché le reazioni di ministri che accusano Prodi di essere stati informati non esattamente.

Levi ha cercato di cambiare le carte in tavola, come puoi leggere sull'articolo di Repubblica, cercando sul senso delle parole e delle modifiche che sta proponendo. Purtroppo le parole del comma non hanno il senso che lui asserisce, e questo compromette le opinioni dell'autore sul proprio testo.

Poi mi ha colpito la competenza di Gentiloni (il suo intervento è stato riportato dal Corriere della Sera e da Repubblica), la rabbia di Di Pietro, e la posizione di Pecoraro Scanio. Avevo segnalato tempo fa l'intervento in Parlamento di Gentiloni su internet contro il controllo, e devo dire che è stato coerente.

Giulio: Ed ora? Cosa dobbiamo fare?

Valentino: Ora bisogna vedere in commissione cultura cosa combinano.

All'ultimo minuto hanno deciso la diretta via satellite, che ovviamente nessuno ha visto. Bisognerà fare un elenco dei politici a favore e contrari: sono sensibili a queste cose per paura delle prossime elezioni.

I politici vanno seguiti da vicino e controllati. Speriamo che si lascino controllare e pubblichino tutto online, come fanno di solito sui siti del Parlamento.

Vedremo giorno per giorno. Ma sanno che ora anche all'estero se ne parla. Gli italiani, blogger o meno, devono solo decidere se debba essere facile per chiunque, come oggi, provare ad avere una fonte di reddito aggiuntiva senza rischi, senza costi, valutando solo la propria capacità di comunicare.

Giulio: Se volessi saperne di più? Che cosa mi consigli di leggere?

Valentino: Il manuale delle Giovani Marmotte. E poi ogni cosa ti appassiona andando oltre quello che leggi.

Il bello delle storie non è come va a finire, ma come si prendono le decisioni, pur senza sapere matematicamente come va a finire. Chi di noi sa cosa faremo fra dieci anni, quando scopriremo che per avere la pensione bisogna trasferirsi in Danimarca ?

Più che il "cosa" leggere, vorrei quindi insistere sul "come" leggere. Non è una battuta.

Magari leggere in inglese: cambia la mentalità.

Ci sono tanti siti ben fatti. MasterNewMedia è un sito onesto e ricco. Civile.it/internet più che di approfondimento è un sito di segnalazione di cose da leggere.

Scegliete i siti che preferiscono condividere e non disdegnate quelli che vendono qualcosa, perchè solo così si può pensare più alla qualità.

Leggete tanto, e leggete in fretta quando serve. Usate un abbonamento flat per connettervi ad internet, anche per telefonino, e siate curiosi.

Crescere di idee è una cosa che viene solo con tanta passione e tanta costanza. E se poi si diventa un professionista del proprio settore, provare a fare delle proprie passioni il proprio lavoro.

Il bello di internet è questo: se sai fare bene la cosa che proponi, puo' diventare il tuo lavoro.

Internet offre la possibiltà di creare un nuovo lavoro e nuovi guadagni a chi è capace ,senza costi fissi impossibili. Se Levi nella definizione di operatori professionali include chiunque si da' da fare sul web, torniamo al medioevo.

E poi si lamentano della fuga dei cervelli...

 
 
 
 
 
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