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19 ottobre 2007

Editoria Online: DDL Levi-Prodi Introduce Obbligo Iscrizione Al ROC Per Chi Pubblica Sul Web

Iscrizione obbligatoria al Registro degli Operatori di Comunicazione: è questo il futuro dei blogger italiani? In poche parole, se le Camere approveranno un nuovo disegno di legge sull'editoria online, non sarai più libero di creare il tuo blog e pubblicare informazioni online senza questa iscrizione al Roc, che comporta burocrazia, notevoli incombenze burocratiche e sanzioni amministrative per quello che pubblichi.

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Photo credit: Suprijono Suharjoto

La legge è stata presentata dal Governo in pieno agosto ed è stata approvata qualche giorno fa dal Consiglio dei Ministri (il 12 ottobre). Quasi nessuno, in rete, se n'è accorto, tranne un appassionato di legge e di nuove tecnologie, che ha lanciato l'allarme: Valentino Spataro, curatore del sito Civile.it.

Punto informatico ha subito raccolto l'appello e dato risonanza a questa notizia cruciale per il futuro della libertà di informazione in Italia.

Ecco l'articolo integrale di Valentino Spataro, aggiornato con le novità dell'ultimo minuto, trovate da Valentino sul sito del Governo: le ultime dichiarazioni di Ricardo Franco Levi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e padre della riforma.

Introduzione di Giulio Gaudiano

 

 

Il Mondo Scrive su Internet, l'Italia Burocratizza

Il mondo cresce, ma in Italia ci vogliono garanzie. Mamma Italia, la nostra amministrazione, vuole essere sicura per dare sicurezza a tutti noi.

Aprire un sito nel mondo è espressione di libertà di parola. Semplice. Qualche anno fa proposi timidamente una carta dei diritti nelle telecomunicazioni, nella quale facevo rientrare le attività del telecomunicare tra quelle fondamentali, già protette dalle normative esistenti.

In Italia per aprire un giornale non bastano i soldi. Ci vuole un commercialista che sappia gestire tutte le incombenze del Roc, e i suoi tempi, fare bilanci, pagare annualmente, gestire le numerose formalità le cui sanzioni sono utili a spaventare i piccoli più desiderosi di assumersi qualche rischio.

Quello che troppi dimenticano è che utilizzare la libertà di parola per esprimersi non esclude ogni forma di responsabilità civile e penale. Non c'è bisogno di leggi in piu'. Non c'e' nessuna lacuna normativa.



Il Disegno di Legge Ferragostano

Il disegno di legge sull'editoria presentato il 3 agosto 2007 dal Governo, bravi, propone di qualificare ogni sito o blog come prodotto editoriale.

Capo I Il prodotto e l'attività editoriale

Art. 2 (Definizione del prodotto editoriale)

1. Per prodotto editoriale si intende qualsiasi prodotto contraddistinto da finalità di informazione, di formazione, di divulgazione, di intrattenimento, che sia destinato alla pubblicazione, quali che siano la forma nella quale esso è realizzato e il mezzo con il quale esso viene diffuso.

2. Non costituiscono prodotti editoriali quelli destinati alla sola informazione aziendale, sia ad uso interno sia presso il pubblico.

3. La disciplina della presente legge non si applica ai prodotti discografici e audiovisivi.

Praticamente ne restano fuori dischi, film, youtube e i cataloghi per le vendite.

Vediamo come viene qualificato chi realizza prodotti editoriali:

Art. 5 (Esercizio dell'attività editoriale)

1. Per attività editoriale si intende ogni attività diretta alla realizzazione e distribuzione di prodotti editoriali, nonché alla relativa raccolta pubblicitaria. L'esercizio dell'attività editoriale può essere svolto anche in forma non imprenditoriale per finalità non lucrative


Anche senza scopo di lucro.

Bloggers, ci siete? Grillo, ci sei? Tutti.

Vorrei dire: basterebbe andare anche ogni giorno in piazza Duomo a parlare al pubblico e si diventa prodotto editoriale.

Prima prodotti editoriali erano "cose" destinate al lucro, realizzate da editori, da imprenditori (anche persone fisiche) che andando in Prefettura chiedevano l'iscrizione nel registro degli editori, conformemente al codice attività che risulta alla Camera di Commercio e legato alla partita iva.

Insomma: oggi si deve volere essere editori, non lo si e' per il semplice fatto che si scrive un ebook.

Ora che tutti diventiamo editori ... mi scappa da ridere ... si applicano tutti gli adempimenti dei quotidiani cartacei ...

Art. 7 (Attività editoriale su internet)

1. L'iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione dei soggetti che svolgono attività editoriale su internet rileva anche ai fini dell'applicazione delle norme sulla responsabilità connessa ai reati a mezzo stampa.

2. Per le attività editoriali svolte su internet dai soggetti pubblici si considera responsabile colui che ha il compito di autorizzare la pubblicazione delle informazioni.


Non si poteva trovare un termine piu' generico e impreciso per applicare una intera normativa, quella della stampa, a chi scrive sul web, a qualsiasi titolo.

In effetti si applica il Roc, non la normativa sulla stampa. Il Roc, registro operatori della comunicazione, sostituisce i vecchi registri dei periodici presso i Tribunali.



Come Funziona Oggi?

Oggi è prodotto editoriale quello realizzato da una casa editrice, una impresa cioè che chiede in Prefettura l'iscrizione nel registro degli editori con una semplice dichiarazione, e con indicazioni idonee nell'attività svolta al momento dell'iscrizione alla Camera di Commercio.

Chi ha un prodotto editoriale può registrare al Roc, registro operatori di comunicazione presso l'autorità per le comunicazioni, il proprio sito web.

Chiederlo non e' obbligatorio se non si e' editori. E' invece necessario se si vogliono contributi pubblici.

La nozione di prodotto editoriale è vincolata al lucro.

Poiché il Roc "rileva", si applicano tutti i relativi adempimenti che fanno impazzire il piu' diligente cittadino.

L'iscrizione al Roc impegna in una dichiarazione annuale su come e quanto si guadagna e al pagamento di diritti annuali in rapporto agli stessi. L'iscrizione al Roc ha tempi biblici: ci si trova l'anno dopo ad utilizzare un modulo elettronico che chiede il numero di registrazione al roc, senza che voi sappiate ancora qual'è. E vi resta la raccomandata sperando in bene. (accetto rettifiche, naturalmente).




Come Diventerà ?

La proposta e' semplice: diventa prodotto editoriale anche "la cosa" fatta senza scopo di lucro. Pensiamo al blog di Grillo: e' tutto gratuito, vende i propri cd, ma il sito e' tutto gratuito.

Con la nuova dizione il sito, anche gratuito, anche gestito da un privato, diventa prodotto editoriale. Ogni blog personale diventa prodotto editoriale, soggetto alla normativa sulla stampa, con limitazioni in caso di sequestro, ma responsabilità penali aggravate in caso di denuncia penale.

L'attività editoriale diventa tale anche se svolta da non imprenditori. Basta diffondere su internet.

All'art.7 abbiamo una meravigliosa incapacità di essere precisi, consentendo interpretazioni estensive della responsabilità dei singoli, contrariamente a quanto afferma il codice delle comunicazioni per cui solo chi e' autore di uno scritto risponde, non chi lo distribuisce (come telecom non risponde per le telefonate ingiuriose).

Vediamo l'art. 7:

"1. L'iscrizione al Registro degli operatori di comunicazione dei soggetti che svolgono attività editoriale su internet rileva anche ai fini dell'applicazione delle norme sulla responsabilità connessa ai reati a mezzo stampa."

Cosa significa rileva? Significa che io blogger mi devo iscrivere al roc con tutti gli adempimenti del caso?

"2. Per le attività editoriali svolte su internet dai soggetti pubblici si considera responsabile colui che ha il compito di autorizzare la pubblicazione delle informazioni."

Cosa significa autorizzare? Consentire? Controllare?

Autorizzare puo' anche essere letto come chi predispone il servizio che permette ad altri di scrivere in pubblico.

E cosi' tutti i blogger saranno responsabili per il commento lasciato da un lettore.



L'iter della Norma e Novità dell'Ultimo Minuto

Il Governo l'ha appena approvata. Vorremo dire altro, ma e' semplicente andata avanti senza ostacoli.

Aggiornamento dell'ultimo minuto: dopo l'intervento di Repubblica che ha intervistato Lo spirito del nostro progetto non è certo questo. Non abbiamo interesse a toccare i siti amatoriali o i blog personali, non sarebbe praticabile".

Il testo approvato pero' nel corpo, non solo nello spirito, riguarda ogni dichiarazione diffusa su internet.

Da fonti interne del palazzo pare che si stia valutando se riscrivere integralmente le norme per evitare di arrivare ad un confronto con il popolo della rete. Ma le voci, per noi, restano voci finche' le parole del testo non cambiano definitivamente.

Dal sito del Governo:

"Ricardo Levi: "Ha iniziato la carriera di giornalista professionista al "Sole-24 Ore" e ha, poi, lavorato come caporedattore ed inviato speciale per alcuni dei maggiori giornali italiani, tra i quali il "Corriere della Sera", "Il Giorno", "il Messaggero" e "La Stampa". Ha fondato e diretto "L'Indipendente".

Sarà l'Autorità per le Comunicazioni a indicare, con un suo regolamento, quali soggetti e quali imprese siano tenute davvero alla registrazione. E il regolamento arriverà solo dopo che la legge sarà stata discussa e approvata dalle Camere"

Metodo tutto italiano di scrivere una legge imprecisa che lascia il potere all'autorità di includere o escludere tutti. In realtà, in questo modo, si autorizza l'autorità ad estendere i propri poteri ad ogni comunicazione su internet, se e quando lo vorrà.

Eccolo qua, sistema ultra collaudato: definizioni vaghe e onnicomprensive nella legge, tanto poi c'è il regolamento.




Conclusioni?

Potessero, chiederebbero la carta d'identità a chiunque parla in pubblico.

Su internet il controllo è più facile. E imporre procedure burocratiche per l'apertura di un blog sara' il modo migliore per far finire l'internet Italiana.

Su internet in tanti siamo riusciti a crescere perché le formalità tradizionali non sono applicabili. Formalità che hanno limitato l'accesso di nuovi player nel mercato.

Questo non ha mai comportato l'irresponsabilità delle nostre azioni: chi esercita un diritto e' sempre responsabile civilmente e penalmente, non ci sono lacune normative come alcuni vorrebbero asserire per scrivere nuove leggi.




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