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Curated by: Luigi Canali De Rossi
 


13 giugno 2006

Condividere Online La Tua Conoscenza: Perchè E' Importante La Collaborazione In Rete

"È il processo della creatività che conferisce significato ad ogni attività umana, dal 'sermone della domenica' all''ora felice passata nel bar locale'. [...] È soltanto la coscienza dei fatti ad essere diversa. [...] È la creatività che fa progredire l'umanità (ancora una volta indipendentemente dal fatto che ad essa piaccia o meno). Noi siamo stati creati per partecipare."
Keith Jarrett

La più grande rivoluzione concettuale attuata dall'era dell'informazione e della post-informazione riguarda il modo di concepire la creazione e la produzione di informazione e conoscenza.

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La storia della rete è stata sempre affollata di individui che hanno fortemente creduto e voluto la realizzazione di un ambiente in cui fosse possibile mettere in pratica quegli ideali di libera circolazione della conoscenza e del sapere al fine di poter collaborare e cooperare con quante più menti possibili alla creazione e allo sviluppo di una cultura mondiale e umanitaria fondata sul contributo di tutti e, di conseguenza, libera sia di essere capita sia di essere utilizzata da tutti.

Quello della rete è stato il progetto che ci ha dato l'opportunità di capire veramente cosa si intende quando si dice che gli unici veri creatori, sviluppatori e detentori di una tecnologia sono gli utenti ovvero coloro che la usano e la adattano ai loro scopi e alle loro finalità.

Ogni tentativo fatto per cercare di imbrigliare e irrigidire le maglie che costituiscono la nostra rete è fallito miseramente quando è venuto a scontrarsi con gli ideali di libertà intellettuale e di condivisione dell'informazione che ne hanno caratterizzato lo sviluppo. Sono ormai passati dieci anni dalla totale privatizzazione e apertura commerciale della rete e il risultato si è visto.

 

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l numero degli utenti è cresciuto a dismisura e in maniera esponenziale mese dopo mese, fino ad arrivare a contare settecento milioni di cybernauti.

Come ha affermato Tim Berners-Lee:


"l'apertura commerciale della rete è stato e doveva essere un passo fondamentale nel suo sviluppo, in quanto, come effettivamente è stato, avrebbe attirato milioni e milioni di utenti alla ricerca dei prodotti e dei servizi più disparati."

In effetti l'e-commerce è attualmente una delle aree e dei servizi più sviluppati, seguiti e anche più regolamentati in Rete.

Il sentimento di totale comunione della conoscenza ha fatto sì che la maggior parte degli utenti/creatori della rete non cedesse mai alla tentazione dei forti guadagni e delle grandi possibilità di profitto che avrebbe, in alcuni casi, potuto fornirgli lo sviluppo di nuovi software, programmi e applicazioni.

Tutto ciò è stato, ed è possibile, poiché al fianco delle grandi multinazionali dell'informazione viaggiano pensatori, studiosi, scienziati, ricercatori e visionari guidati da una profonda fede nelle possibilità di sviluppo della rete.

L'enorme numero di mailing list, chat, forum, blog, videoblog, audioblog e comunità virtuali sviluppatesi in rete porta alla creazione di sempre più ampi e distinti gruppi di interesse che trattano argomenti e questioni che vanno dal semplice gossip fino a questioni politiche, sociali, umanitarie, economiche, scientifiche, ecologiche e organizzative che tendenzialmente portano alla formazione della tanto acclamata opinione - pubblica - mondiale.

Il modo di operare in rete, in qualsiasi area o ambito così come già avviene nella new economy, deve mirare alla cooperazione nell'innovazione e alla competizione nelle applicazioni e nei servizi.

Ciò vuol dire che nel processo di creazione e sviluppo delle innovazioni (che sia un software, un sistema operativo, un protocollo, etc.) deve imperare il paradigma della collaborazione e della cooperazione che finora ha garantito la tessitura della nostra rete; mentre nello sviluppo di applicazioni e/o servizi creati appositamente per consentire l'utilizzo, nonché svariate forme d'uso e di sviluppo delle innovazioni tecnologiche a disposizione, ogni utente sarà guidato o da uno spirito di comunione e di condivisione delle stesse tecnologie e applicazioni, oppure cercherà sempre di ricavarne il maggior profitto possibile.

Molto probabilmente la discussione sulla commercializzazione della rete, della situazione di continua violazione della privacy e della riservatezza dei dati personali degli utenti, ha portato a concentrare il fulcro della questione su quante possibilità e probabilità abbia la rete e la stessa società in rete che stiamo creando di essere interamente assoggettata alle regole commerciali, ai diritti di proprietà e alla fornitura non-libera di informazioni.

Io penso che non arriverà mai il giorno in cui la rete non sarà più pervasa e intessuta del suo spirito di libertà e di libera creazione collaborativa.

Come ha scritto Manuel Castells nel suo libro La Galassia Internet:


"Nessuno ha commissionato a Tim Berners-Lee la creazione del World Wide Web e in realtà, dal momento che stava utilizzando il tempo del suo centro di ricerca per scopi diversi da quelli che gli erano stati assegnati, per un po' egli dovrà tenere celato il suo vero intento. Ma la sua ricerca è andata avanti perché, mentre pubblicava il suo lavoro, ha ricevuto un ampio sostegno dalla comunità di Internet ed è stato aiutato e stimolato da numerosi hacker di tutto il mondo. A onor del vero alcuni hacker sono arrivati addirittura a commercializzare le sue idee e hanno fatto fortuna, mentre Berners-Lee, per sua scelta, ha continuato a lavorare nell'interesse pubblico, negli ultimi tempi come presidente del World Wide Web Consortium (W3C). Ma comportandosi come un vero hacker si è guadagnato il rispetto della sua comunità e il suo posto nella storia".



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Tale sentimento di libertà è troppo forte, radicato e profondo negli utenti e sviluppatori più esperti, così come nella maggior parte di quelli inesperti, che credono fermamente che non sia giusto non poter accedere liberamente alle informazioni, alla conoscenza e al sapere del mondo e della società in cui viviamo.

Credono che non sia giusto non poter partecipare attivamente al processo di creazione, progettazione e sviluppo delle tecnologie che loro stessi si ritroveranno a dover utilizzare.

Credono che non sia più possibile progredire nella formazione della nostra cultura senza tener conto del fatto che, oggi più che mai, la conoscenza e il sapere devono basarsi sul continuo interscambio mondiale di conoscenze e notizie, affinché la cultura di tutta l'umanità tenga conto di tutte le più piccole e particolari realtà sociali, economiche e organizzative oggi esistenti a livello locale e cerchi in tutto e per tutto di adattarle al contesto di formazione e organizzazione globale e reticolare delle società più sviluppate - tecnologicamente - e che hanno maggiore influenza nel contesto della politica internazionale.

Glocale (glocal) è la parola coniata e utilizzata per indicare la fusione tra globale (global) e locale (local).

"Think global, act local" (Pensa globale, agisci nel locale), questa è la mission, ovvero la missione strategica, l'obbiettivo fondamentale della società in rete.

Dato che ci troviamo sempre più ad utilizzare e a servirci delle stesse tecnologie e delle stesse fonti di informazioni, insomma dato che operiamo tutti con gli stessi mezzi e sullo stesso materiale, abbiamo finalmente creato una base comune per capirci, per intenderci, per conoscerci e soprattutto per scambiarci dati, informazioni e conoscenze.

Quale prospettiva migliore del poter lavorare liberamente e cooperativamente con milioni di persone sparse in tutto il mondo, con le quali magari accomuniamo solo un piccolo interesse, che però ci porta ad intrecciare così tante relazioni e rapporti, con la gente e con le macchine, che mai prima avremmo potuto pensare di realizzare.



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La deterritorializzazione ovvero il dislocamento territoriale del virtuale, come afferma Pierre Lévy, ha portato a ridurre sia le distanze spaziali che temporali. Il concetto di spazio viene ridimensionato e con esso anche quello di tempo: dato che con Einstein abbiamo capito che spazio e tempo sono in relazione alla tecnologia utilizzata per esperirli e fruirli, questo è valido anche per la Rete.


"ogni volta che produciamo un'accelerazione, non solo riduciamo l'estensione del mondo, ma sterilizziamo anche gli spostamenti e l'ampiezza dei movimenti rendendo inutile il gesto del corpo locomotore. Analogamente, perdiamo il valore mediatore dell'azione a vantaggio dell'immediatezza dell'interazione".

L'interazione e la continua presenza in rete ci consentono di velocizzare i rapporti fra le persone e di accelerare così quei processi di continuo aggiustamento fisiologico e organizzativo - feedback - propri di ogni sistema, che si esplicano appunto portando i cambiamenti più appropriati e le modifiche più opportune a tutti i livelli e in tutte le parti del sistema che, interagendo nella loro complessità, rendono possibile il suo funzionamento.

Dobbiamo quindi rivalutare la nostra idea di continuità e validità nel tempo di tutto ciò che viene spacciato come l'unica, l'assoluta e l'incontestabile verità e versione delle cose e dei fatti.

Sono ormai morte le grandi teorie e i grandi paradigmi elevati a modelli universali di funzionamento e comportamento umano che, in tutti i campi del sapere, hanno sempre avuto la pretesa di rivelare la vera essenza e il vero modo di progredire dell'esistenza umana e soprattutto della sua conoscenza.
Oggi non c'è niente di fermo, non esiste niente di dato una volta e per tutte, non esiste niente di intrinsecamente immutabile, non possiamo più fare affidamento sulla natura permanente e non-volatile del testo scritto.

Tutto ciò che è virtuale esiste in potenza e solo un atto creativo può attualizzarlo in un contesto e in una forma materiale.

Stiamo basando la nostra conoscenza e la nostra cultura, e quindi le nostre esistenze, su qualcosa che non ha una conformazione materiale e che non possiamo localizzare in maniera univoca.



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Tutto cambia, tutto è destinato a cambiare - ovvero a migliorare - e a trasmutare e trasferire la sua energia in un'altra forma o sostanza.

"Noi siamo stati creati per partecipare": questo è quanto afferma Keith Jarrett, uno dei più grandi pianisti, compositori e improvvisatori dei nostri giorni.

L'unico modo ed espediente per far progredire l'umanità e la conoscenza è una minima dose di sforzo, passione, volontà e impegno da parte di ogni singolo individuo nel processo di creazione.

Il punto cruciale da tenere sempre a mente è che oggi, a differenza del passato, abbiamo la possibilità di lavorare e collaborare liberamente insieme all'intera comunità umana, rendendo così allo stesso tempo più lieve e più veloce il nostro lavoro e garantendo a tutti la possibilità di partecipare alla costruzione del proprio mondo e di quello futuro che ognuno di noi lascerà in eredità ai propri successori.

L'immediatezza dell'interazione ci garantisce l'opportunità di ridurre al minimo i tempi dei processi di creazione dell'informazione e delle tecnologie. È per questo motivo che dobbiamo abituarci all'idea di un cambiamento continuo e repentino della conoscenza e del sapere a nostra disposizione.

Così come la tecnologia è soggetta a raddoppiare la sua potenza di calcolo ogni diciotto mesi e a costo zero, come lucidamente sostenuto dalla legge di Moore, anche l'informazione e la sua produzione, essendo effetto e conseguenza diretta delle tecnologie utilizzate per crearle, sono destinate ad accrescersi, ad accumularsi, ad aggiornarsi e, quindi, a mutare continuamente forma, sostanza e modalità di fruizione.

Dobbiamo adattarci ad un nuovo modo di utilizzare le tecnologie e l'insieme della conoscenza che esse ci rendono disponibili. Dobbiamo cambiare totalmente il nostro modo di rapportarci ai mezzi multimediali in nostro possesso e soprattutto il modo di fruirli.

Non dobbiamo più essere guidati dall'intento di usare qualcosa per poi riporla al suo posto così come l'abbiamo presa, anzi logorata dall'utilizzo continuato nel tempo che ne facciamo.

Dobbiamo ispirarci costantemente all'idea che ha guidato lo sviluppo e il progresso della rete stessa: usare qualcosa al solo scopo di migliorarla. Di conseguenza, ogni volta che utilizziamo qualcosa lo cambiamo rendendolo diverso, ovvero migliore, da come l'abbiamo ereditato.



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È per questa semplice ragione che in rete tutto cambia e ciò che era vero anche solo un minuto fa, ora già non lo è più. In questo modo ci libereremo di tutti i nostri modi abituali di concepire e fare qualsiasi cosa.Oggigiorno spendiamo la maggior parte del nostro tempo quotidiano nello svolgere delle oper-azioni così codificate, se non ipercodificate, che ci portano a vivere come dei veri e propri esecutori meccanici di schemi comportamentali e cognitivi che abbiamo appreso e fatto nostri, ma che, sfortunatamente, sottoponiamo solo di rado a delle profonde critiche e rivalutazioni capaci di ri-metterli in discussione.

I nostri punti di riferimento sono cangianti e relativamente validi e faremo meglio ad abituarci a quest'idea poiché anche il modo di lavorare, creare e produrre si ispira ai valori dell'aggiustamento continuo e del miglioramento sempre pensabile, possibile e attuabile.

La caratteristica che deve contraddistinguere il nuovo modo di lavorare e produrre è la proattività.
Gli individui, così come le macchine, non devono agire solo e solamente in risposta agli stimoli del loro ambiente, ma devono anche essere capaci di prendere l'iniziativa e svolgere dei compiti mirati ad uno scopo specifico.

Se questa caratteristica è sicuramente e per gran parte ancora da sviluppare nelle macchine, non dobbiamo, comunque, dare per scontato che sia del tutto acquisita dalla gran parte degli individui.

Essere proattivi vuol dire cercare in ogni momento, in ogni situazione e in ogni luogo di perseguire e raggiungere la migliore soluzione possibile per raggiungere un determinato scopo: il miglioramento e il progresso della nostra conoscenza e quindi delle nostre esistenze.



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L'immediatezza dell'interazione, che consente di essere continuamente aggiornati e informati sulle effettive modifiche apportate alle tecnologie come ai suoi prodotti, ha contribuito a velocizzare e facilitare il nostro modo di lavorare e quindi di produrre.

Il tempo utile per sviluppare una tecnologia e riuscire ad utilizzarla per generare nuovi cambiamenti e soluzioni si è ridotto drasticamente portandoci a sovrapporre e, quindi, a fondere questi due processi:


  • Il processo di learning by using - imparare usando - che sta a rappresentare l'approccio alla tecnologia, così come il modo di studiarla, farla propria, comprenderla per imparare ad usarla

  • Il processo di producing by using - produrre usando - che costituisce il momento in cui utilizziamo la medesima tecnologia per la produzione di altra tecnologia sempre migliore e più potente.

La riduzione, o meglio ancora la totale sparizione, del lasso di tempo che finora divideva questi due processi ha portato alla genesi del processo di learning by producing - imparare producendo.

È proprio il learning by producing a spingerci verso la natura aperta e libera della rete.
Tale processo non ci consente più di vivere come free-riding (scrocconi) di tecnologie, informazioni e conoscenza.

Dobbiamo contribuire nel nostro piccolo a produrre sempre e comunque qualcosa di nuovo, qualcosa che contribuisca a rendere migliore tutto ciò che abbiamo a disposizione e che ogni volta usiamo per agire e interagire con il resto dell'umanità.

La nostra fruizione deve trasformarsi in produzione.

Dobbiamo renderci capaci di improvvisare il nostro modo di vivere, ragionare, lavorare e produrre sulla base dei pochi e relativi punti di riferimento e valori che abbiamo a disposizione.

L'ultima decisione spetta quindi a noi come singoli individui: partecipare, contribuire, collaborare, produrre e creare o lasciare che gli altri lo facciamo per o contro di noi, a nostra insaputa e con chissà quali scopi?

Oggi il mondo è cambiato e per come dobbiamo intenderlo, concepirlo e organizzarlo cambierà sempre di più e più velocemente.

Se non ci pensiamo noi alla nostra vita, chi mai lo farà al posto nostro?

Riferimenti testuali:




Articolo scritto da Giancarlo Catucci per MasterNewMedia Italia.

 
 
 
 
 
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