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17 marzo 2010

Scrittura Collaborativa Online: In Che Modo I Blog E I Wiki Stanno Cambiando Il Processo Editoriale Accademico

E'la scrittura collaborativa online il rimedio per cambiare il processo editoriale accademico? I blog e i wiki sovvertiranno il modo in cui le università pubblicano e distribuiscono i loro lavori?

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Photo credit Tecnologia Pyme.

Da molto, in ambito universitario, studiosi e ricercatori lavorano in sistemi di revisione paritaria collaborativi. Il processo di ricerca è da considerarsi incompleto se prima un gruppo anonimo di esperti non ha espresso il suo parere e approvato un articolo presentato, in base a criteri specifici. Solo allora il lavoro in questione può essere pubblicato su una rivista universitaria.
Pubblicare un lavoro di ricerca seguendo questa procedura dimostra la legittimità di un autore all'interno di una comunità di studiosi; tali pubblicazioni formano le basi per progredire in qualsiasi campo accademico.

Cosi è stato sino ad ora. Ma cosa succederebbe se questo modello di pubblicazione oligarchico fosse messo in discussione da un nuovo tipo di paradigma collaborativo capace di coinvolgere un numero più ampio di persone nella revisione e nella legittimazione di un documento universitario?

L'Università potrebbe utilizzare strumenti di collaborazione online ben collaudati come blog e wiki per eliminare le barriere che separano gli studiosi dal resto del mondo e permettono ai professori di ricevere commenti e critiche sui loro elaborati, solo da altri "esperti".

In questo interessante articolo, Janelle Ward cerca di mettere in evidenza quelli che sono i pregi e i difetti del modello di pubblicazione universitaria attuale ed al tempo stesso suggerisce un nuovo approccio all'editoria accademica, capace di sfruttare la potenza del web.


 

 

Rinnovare La Ricerca

di Janelle Ward




Introduzione

Un numero crescente di studiosi utilizza strumenti del Web 2.0 come blog e i wiki per condividere le proprie scoperte, discutere di nuovi sviluppi e trovare nuove strade di ricerca collaborativa. Come possono adattarsi questi mezzi cosi aperti ed informali al processo di ricerca accademico tradizionale?

Nonostante esistano ancora numerosi ostacoli e dubbi da superare, il Web 2.0 rappresenta molto più che una nuova tecnologia. Il frequente utilizzo che gli stessi studiosi ne fanno, potrebbe permettere di arrivare alla soluzione di molti problemi già esistenti e di dare nuove prospettive alla ricerca nel campo della comunicazione.

Da molto, in ambito universitario, studiosi e ricercatori lavorano in sistemi di revisione paritaria collaborativi.

Il processo di ricerca è da considerarsi incompleto se prima un gruppo anonimo di esperti non ha espresso il suo parere e approvato un articolo presentato, in base a criteri specifici. Solo allora il lavoro in questione può essere pubblicato su una rivista universitaria. Pubblicare un lavoro di ricerca seguendo questa procedura dimostra la legittimità di un autore all'interno di una comunità di studiosi e tali pubblicazioni formano le basi per progredire in qualsiasi campo accademico.

Dire che molti studiosi stanno cogliendo le opportunità offerte dalle applicazioni del Web 2.0 per i social networking, specialmente blog e wiki, significa dire che questi daranno uno scossone al sistema di ricerca tradizionale?

 





Il Blogging Accademico

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Il termine "Web log" fu inventato da un pioniere del blogging, Jorn Barger, redattore dell'importante blog Robot Wisdom, ed indica una pagina web in cui un blogger registra tutte le altre pagine web che trova interessanti. Può trattarsi di pagine web personali o di gruppo, che vengono regolarmente aggiornate e spesso accompagnate da brevi messaggi.

Il blogging è un modo per pubblicare autonomamente contenuti online e raggiungere potenzialmente un numero che va da zero a milioni di lettori.

Non c'è revisione paritaria né alcun editore a cui render conto e il controllo ortografico rimane del tutto facoltativo.

Allo scopo di esaminare il mondo del blogging universitario, è prima necessario comprendere come sono fatti i blog, cos'è il blogging e perché lo si fa.

 



Tipologie E Scopi Dei Blog

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Jil Walker dell'Università di Bergen, in Norvegia ha indicato tre tipi di blog dedicati alla ricerca, notando che alcuni si allontanano più degli altri dalle forme di pubblicazione accademica tradizionali.

  1. I blog del primo tipo sono indirizzati a quello che lei chiama pubblico di intellettuali e sono prevalentemente forum per il dibattito sulle varie dottrine politiche, sul femminismo su analisi di mercato e così via.
  2. I blog del secondo tipo sono utilizzati come registri di ricerca e servono a "raccogliere i risultati a cui una determinata ricerca ha portato e le idee che si potrebbero seguire". Questa tipologia di blog riprende la metodologia di ricerca tradizionale, assomigliando al libretto degli appunti di un sociologo o al taccuino su cui sono appuntati i risultati degli esperimenti di un laboratorio scientifico.
  3. Il terzo tipo comprende "blog pseudonimi sulla vita universitaria" che spesso "danno voce a chi si rifiuta di riverire l'esperienza della torre d'avorio". In questi blog, i ricercatori tendono a non concentrarsi sul loro lavoro ma su aspetti della loro vita all'interno del mondo universitario.

Forse la funzionalità più importante dei blog accademici, dice Adam Kotsko della Chicago Theological Seminary, è quella di ricoprire un ruolo simile a quello dei blog politici, cioè di collegare e far parlare di notizie nuove e particolari; ciò ha portato nuove ricerche scientifiche all'attenzione di un pubblico interdisciplinare, più ampio e decisamente più vario.

Si presume spesso che i blog universitari siano scritti e gestiti da individui, ma ci sono anche blog di gruppo.

Un blog di gruppo può a volte avere la stessa funzione che una newsletter ha per una community di blogger, offrendo recensioni di nuovi articoli e libri ma anche informando gli iscritti su conferenze o nuove opportunità.

In un recente studio di 12 blog Maria Josè Luzòn dell'Università di Saragozza, in Spagna, ha riscontrato che essi sono stati utilizzati per molteplici scopi, per pubblicizzare il gruppo e la sua ricerca. Hanno aiutato a creare un senso di familiarità tra loro ed hanno fatto nascere nuove possibilità di collaborazione tra i membri, il tutto all'insegna della socialità.

I blog sono stati usati anche per far partecipare alla ricerca i lettori, spesso allo scopo di ricevere feedback da questi ultimi. I docenti lo fanno con le loro ricerche in corso, spesso nel tentativo di tastare la qualità dei loro articoli prima, ma anche dopo, la loro pubblicazione.

Nel giugno del 2009, l'economista Charles Kenny della World Bank postò il progetto di un intero libro sul suo blog, lasciando a chiunque l'opportunità di fare osservazioni e proposte di miglioramento.

 



Chi Sono I Blogger Universitari?

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E' difficile ottenere dati certi su quanti tra studiosi e ricercatori universitari siano blogger attivi. Dati approssimativi parlano dei blogger universitari come una miscela di ricercatori all'inizio della loro carriera , insegnanti sia di alto che medio livello, docenti - che forse hanno molto da dire e poco da perdere.

Nel 2007 Gina Walejko, della Northwestern University di Chicago, ha effettuato un sondaggio online sui blogger universitari americani. Nel campione da lei scelto, estratto dalla "blogroll" (una lista di collegamenti ad altri blog) del sito Crooked Timber, ed escludendo i blog degli studenti laureati, Walejko ha riscontrato che:

  • Su 197 intervistati il 50% erano professori ordinari;
  • Il 57% erano uomini;
  • Il 44% ha lavorato nell'ambito delle scienze umane e solo il 14% nelle scienze sociali.

Quando ha chiesto loro la ragione che li ha spinti ad aprire un blog:

  • Il 91% degli intervistati ha affermato di essere motivato dall'amore per la cultura e dalla ricerca di dibattito;
  • Il 73% ha detto di aver avuto la possibilità di verificare l'esattezza delle proprie idee e condividerle con i nuovi professori;
  • E il 64% era interessato semplicemente a costruire una community online.

Chiaramente, gli accademici hanno potuto constatare come i benefici del blogging vadano oltre i riconoscimenti universitari tradizionali; sia ricevendo feedback alle proprie proposte di ricerca, sia creando network di studiosi, con idee simili, in tutto il mondo.

Le discussioni del blogging universitario spesso vanno oltre la ricerca stessa per soffermarsi su contrasti all'interno delle università. Questo livello personale di scrittura può favorire la nascita di community di supporto.

The Chronicle of Higher Education, una rivista ed un sito web per professori americani, ha selezionato una serie di blog universitari, descrivendoli come "luogo di discussioni occasionali sulla vita accademica, la carriera e il mercato del lavoro".

Altri studiosi universitari considerano i contributi online come parte integrante del loro lavoro, indipendentemente dal fatto che i datori di lavoro incoraggino o meno la loro attività. Torill Mortensen del Volda College, in Norvegia, descrive quelli che sono i contenuti del suo blog "studi multimediali, teorie di lettura-risposta, giochi di ruolo, cultura su Internet, viaggi, discussioni occasionali sulle stranezze del mondo universitario".

Mortensen fornisce i link ai suoi articoli online e incoraggia i suoi colleghi al dialogo. In un post recente ha osservato che

"Una delle responsabilità di un professore o di un ricercatore universitario, in quanto dipendente pubblico, è quello di partecipare al dibattito pubblico. Si, dovrebbe esserci un modo per registrare l'attività di blogging in modo tale da darci dei punti in base al conteggio delle nostre pubblicazioni, e sono certa che questo getterebbe la frenesia più totale nel blogging norvegese. No, io non voglio un aumento se sono pagata per questo. Ma si, sono disposta a farlo, perché fa parte del mio lavoro".

 



Il Blogging Paga

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Gli sforzi fatti per il blogging universitario non sono al momento ricompensati, almeno non ufficialmente. Le attività di professori e ricercatori universitari sono pagate e promosse in base alla qualità delle loro pubblicazioni ed in base al forte impatto che hanno su riviste di esperti del medesimo settore in cui rientrano i loro articoli.

Per molti blog individuali avviene esattamente il contrario. Tuttavia ci sono chiari segnali che indicano quanto la pubblicazione online aumenti la qualità della ricerca e ciò può risultare dalla nascita di network dedicati ai professori.

Per esempio, Julia Davies dell' Universita di Sheffield, in Inghilterra, e Guy Merchant evidenziano altri aspetti positivi del blogging accademico. Loro credono che, consentendo agli altri di contribuire alla gestione dei contenuti e partecipare allo scambio di link all'interno del blog, sia possibile rafforzare lo spirito di squadra interno alla community.

"Attraverso i blogroll, i blogger possono crearsi degli interessi, un'identità ed anche allearsi tra loro; attraverso i blogroll, si possono stabilire quelle che sono le caratteristiche di un blog"

Visto che è così, il blogging deve far ben sperare. Non solo potrebbe cambiare le informazioni dateci dalle università, ma potrebbe anche aiutare a migliorare la qualità del processo di ricerca rendendolo accessibile a un numero molto più ampio di lettori.

Sino ad ora tuttavia non vi è alcuna prova concreta sull'impatto che i blog stanno avendo sul mondo universitario. D'altronde ci sono anche poche informazioni su chi commenta e legge i blog e su quali siano le condizioni per arrivare al successo, ammesso che esse siano definibili.

E' difficile trovare statistiche. Sebbene molti studiosi abbiano cercato di analizzare campioni nelle varie discipline universitarie, non c'è stato nessuno studio mondiale o nazionale che abbia affrontato in maniera soddisfacente la questione. Allo stesso tempo, la pratica del blogging si è guadagnata molta attenzione e sono in molti a credere che porterà notevoli miglioramenti nel mondo universitario.

Ma il blogging non è l'unico strumento di scrittura che può potenzialmente cambiare la prassi universitaria. Un'alternativa è rappresentata dalla scrittura collaborativa che qualche università sta già utilizzando per cercare un modo nuovo di cooperazione online.

 





Scrittura Collaborativa e Wiki

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La scrittura collaborativa per definizione prevede che un team di studiosi lavori insieme. Le applicazioni del Web 2.0 possono creare nuove forme di scrittura collaborativa? La condivisione fa normalmente parte della prassi accademica tuttavia le forme di redazione tradizionali potrebbero non essere utili a questo nuovo approccio di raccolta di conoscenze che va dal basso verso l'alto.

Quali opportunità online esistono per gli studiosi di collaborare in uno stesso processo redazionale?
Sebbene vi sia una vasta gamma di strumenti opensource disponibile, tra cui editors online e servizi per il file sharing, strumenti per l'archiviazione e sincronizzazione, questa sezione si concentrerà principalmente sull'uso dei wikis.

La scrittura collaborativa si riferisce a progetti editoriali in cui il testo è creato da molte persone e non individualmente. Alcuni di questi progetti possono essere supervisionati da un editore o da un team di editori, tuttavia la crescita è maggiore, senza controllo dall'alto verso il basso.

A differenza del blogging la scrittura collaborativa prevede che più studiosi collaborino insieme. In un certo senso questo metodo di condivisone ha fatto da molto tempo parte della prassi universitaria normale, come metodo di produzione di gruppo e forse come strategia per aumentare la propria lista di pubblicazioni.

Per comprendere la logica della scrittura collaborativa dobbiamo prima definire il concetto di intelligenza collettiva. Nel suo libro The Wisdom of Crowds, il giornalista americano James Surowiecki osservò che:

"Un gran numero di persone è più intelligente di un'elite costituita da pochi, non importa quanto brillanti; sono più bravi nel risolvere problemi, nell'incentivare le innovazioni, nel prendere decisioni e persino nel prevedere il futuro".

Ma l'utilizzo di una intelligenza collettiva fa nascere tre tipi di problemi:

  1. Conoscenza
  2. Coordinamento
  3. Cooperazione

I problemi di conoscenza si verificano quando non c'è un'unica risposta esatta da poter dare per la risoluzione di un problema. Surowiecki ha preso come esempio la capacità quasi perfetta di un gruppo di persone di prevedere il peso di un bue: 787 persone sono state capaci di avvicinarsi al peso effettivo dell'animale che era di 1198 libre. L'intelligenza collettiva funziona al meglio in queste situazioni. Non si può dire lo stesso nel caso in cui si pone ad un gruppo di persone una domanda di cultura generale in quanto le risposte che si otterranno varieranno in base al tipo di formazione universitaria ricevuta da ogni singolo componente del gruppo.

Il secondo problema è quello del coordinamento ed è quello di far capire ad ogni singolo membro che anche il resto del gruppo sta facendo le sue stesse cose e perseguendo i suoi stessi obiettivi.

Il terzo problema, quello della cooperazione, è di "far sì che gli interessi individuali siano messi da parte per poter lavorare insieme". Gli studiosi che lavorano all'interno di un gruppo, prima di pubblicare i risultati della loro ricerca, devono cercare di superare le difficoltà che possono ostacolare il coordinamento e la collaborazione interna al team.

Quali sono allora i risultati a cui può arrivare il gruppo e che non possono essere raggiunti lavorando singolarmente?

Una folla saggia, dice Surowiecki, "deve essere composta da gente diversa affinché diversi tipi di informazioni possano aiutare a migliorare la ricerca. C'è bisogno che la gestione di tali informazioni sia decentrata in modo che nessuno imponga la sua opinione. Bisogna che ci sia un modo per riassumere le opinioni della gente in un unico verdetto collettivo. E ognuno, nel gruppo, deve essere indipendente così da fare più attenzione alle proprie informazioni, senza curarsi di ciò che ne pensano le altre persone".

Possono strumenti come i wiki far nascere nuove forme di scrittura collaborativa e aiutare l'intelligenza collettiva a raggiungere risultati migliori?

 



Pro e Contro Dell'Utilizzo Dei Wiki

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Un wiki è un tipo di pagina web che dà la possibilità a ognuno di contribuire o modificare i contenuti al suo interno, utilizzando un linguaggio di markup semplificato.

I wiki sono spesso utilizzati per creare siti web collaborativi e per le community. Sono probabilmente il più importante strumento di scrittura collaborativa anche se, fino ad ora, il loro utilizzo ha portato più a fallimenti che successi.

L'utilizzo dei wiki per la scrittura collaborativa presenta molti vantaggi, dice Carolyn Wei di Google Research.

Il wiki è uno spazio condiviso che dà a tutti i membri le medesime possibilità di scrittura, modifica e controllo. Chi li utilizza può anche creare home page personali per aumentare i propri rapporti sociali e creare proprie community online. Non c'è bisogno di alcun webmaster. I minimi sforzi da compiere sono quelli di modificare e caricare contenuti; gli iscritti possono comunque far ciò del tutto liberamente. Strumenti di redazione specifici, come Microsoft Word, non sono assolutamente necessari.

"Open wikis" permette ad ognuno di modificare i contenuti al suo interno in forma anonima e molti progetti, come Wikipedia e Wikibooks, mostrano come sia raro incontrare contenuti di bassa qualità e atti di vandalismo (come alterazione volontaria per scopi fraudolenti) al loro interno.

Allo stesso tempo, ci sono degli svantaggi. Anche se i wiki non sono difficili da impostare, gli utilizzatori devono conoscere la sintassi wiki e le regole da seguire per modificarne i contenuti.

Lo scontro di opinioni di pochi singoli può ridurre la qualità degli altri rapporti all'interno del wiki stesso. Wei notò ciò avvenne nel 2008, durante le elezioni presidenziali in America, quando i vari supporter cambiavano continuamente i contenuti del wiki per favorire il successo dei propri candidati preferiti. Alcune comunità collaborative risolsero questo problema introducendo una regola secondo cui singole persone, di opposto parere, non avrebbero potuto modificare il contenuto della pagina web più di tre volte ogni 24 ore.

Un wiki per avere successo ha bisogno di una manutenzione costante. Il "fare gruppo" e "l'accettazione collettiva" sono essenziali, affinché chi ne usufruisce condivida l'entusiasmo di contribuirvi regolarmente.

All'opposto dei blog universitari, dove l'identità degli autori risulta chiaramente, i wiki tendono a mantenere nell'anonimato l'identità dei singoli, per favorire il gruppo. In essi trovano ugualmente spazio prospettive di ricerca di tipo universitario e non.

Ciò è per esempio dimostrato dalle tematiche della conferenza Wikimania del 2009, per gli utenti dei progetti wiki gestiti dalla Wikimedia Foundation. La conferenza ha seguito "due linee" di presentazione. Un tipo di presentazione informale sarebbe servita a spingere i membri delle community wiki (ed anche i collaboratori) a condividere le proprie esperienze e le proprie idee; uno più formale avrebbe mirato ad una prospettiva più tradizionale e avrebbe dovuto evidenziare gli ambiti di ricerca esplorati socialmente, gli aspetti tecnici e i contenuti pertinenti a Wikipedia o ad altri progetti wiki.

Un'iniziativa che si fonda sulla collaborazione universitaria è Wikia, un servizio di web hosting per specialisti dei wiki che offre contenuti molto più dettagliati e comprensivi di Wikipedia.

La Academic Publishing Wiki, per esempio, ha tentato di "fornire a persone dalle idee originali la possibilità di usufruire di una revisione paritaria e di pubblicare tali idee nel formato wiki". Gli utilizzatori di wiki possono essi stessi creare un loro giornale. Un esempio potrebbe essere il " Journal of Sociology and Social Theory", anche se al momento non è stato presentato alcun articolo.

 



L'Efficacia Dei Wiki

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Può la scrittura collaborativa dei wiki portare ad un aumento di qualità e quantità delle scoperte universitarie? Cosa sarebbe necessario inserire per dar valore alla prassi di ricerca , particolarmente in quelle attività svolte singolarmente e seguendo l'iter tradizionale?

I creatori di wiki sostengono che tale forma di collaborazione porti ad un livello sicuramente più alto di ricerca rispetto a lavori svolti da studiosi autonomi. Un utilizzo universitario dei wiki sarà proficuo solo se si risolveranno i problemi di collaborazione e coordinamento descritti dalla Surowiecki. Riprendendo il pensiero della Surowiecki riguardo la condizioni essenziali per la piena espressione dell'intelligenza collettiva :

  • Diversità d'opinioni,
  • Decentralizzazione,
  • Capacità di saper assemblare le varie opinioni in un'unica soluzione e
  • l'indipendenza dei singoli.

Il processo redazionale universitario tradizionale non è affiancabile a questo modo di raccolta d'informazioni che va dal basso verso l'alto e che difficilmente supererà il dogma accademico del diritto d'autore.

Ma l'effetto migliore, tuttavia, è che tale collaborazione crea una nuova forma di revisione paritaria tra studiosi internazionali e quindi allarga il bagaglio di conoscenze ed esperienze a disposizione.

Riguardo l'efficacia dei wiki i pareri sono molteplici. Josef Kolbitsch e Hermann Maurer della Graz University of Technology, in Austria, sostiene che dopo un periodo di tempo "un singolo articolo in wiki diventa spesso di peso e il suo livello di accuratezza e completezza è alto".

Il filosofo Martin Cohen, invece, è molto più critico riguardo le ipocrisie e le inconsistenze di Wikipedia. Egli ammette che internet possa essere un ulteriore strumento di conoscenza, ma non quanto Wikipedia afferma di essere.

Wikipedia, dice Cohen, "è nata dal saccheggio di una serie di articoli dell'edizione del 1911 dell'Enciclopedia Britannica". La critica di Cohen si estende anche ad un derivato di Wikipedia, Citizendium, che si spaccia come "un wiki più rigido per quel che riguarda il processo di manipolazione dei contenuti al suo interno, e che intende soprattutto rendere identificabili i propri autori".

È tuttavia chiaro che la scrittura collaborativa online è ancora in fase di rodaggio e ha bisogno di tempo per acquisire stabilità e legittimità.Tuttavia i critici più conservatori ruotano ancora attorno al concetto di diritto d'autore come unico mezzo per dare credito, nel modo più giusto, a chi scrive gli articoli. Ecco ciò che dice chi si schiera contro l'utilizzo dei wiki.

Bisognerebbe dar vita a nuove discussioni e analizzare anche altri aspetti. Per esempio:

  • C'e un numero ideale di ricercatori che può essere inserito nel processo di scrittura collaborativa?
  • Sarebbe meglio includere diverse classi d'insegnanti e individui, includendo anche quelli al di fuori dell'ambito universitario?
  • Come vorrebbero trasformare gli studiosi universitari il processo di scrittura creativa? Vorrebbero che si continuasse a considerarlo come attività extracurriculare per finalità amministrative o come un lavoro che debba prevedere, comunque, determinati riconoscimenti?

Il requisito fondamentale per un progetto di scrittura collaborativa di successo via Wiki è che chi partecipa ad esso deve essere spinto a contribuirvi. Inoltre, dice Emma Tonkin dell' UK Office for Library and Information Networking dell'Università di Bath, "l' uso di wikis e la motivazione a contribuirvi è probabile che cambino a seconda del sesso, dello status sociale e del rapporto con la comunity a cui appartiene".

Se il progetto prevede che vi siano degli sforzi per la creazione di contenuti da parte di gruppi di professori e ricercatori di livello internazionale, l'intelligenza collettiva è giusto che partecipi a tali sforzi.

 



Web 2.0, Web 3.0 e Altro Ancora

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Sono stati molti gli sforzi fatti per permettere l'utilizzo delle applicazioni del web 2.0 e quindi per facilitare la collaborazione tra gruppi di persone che parlano lingue diverse.

Al congresso internazionale WikiSym del 2008, sulla ricerca e sulla prassi che sta alla base dei wiki, per esempio, il ricercatore canadese Louis Philipe Huberdeau ed altri suoi colleghi hanno presentato "un traduttore per wiki" o meglio un sistema studiato apposta per permettere la traduzione simultanea di contenuti in wiki, in molteplici lingue. Sebbene questo nuovo strumento non sia ancora stato utilizzato in ambito universitario, l'utilizzo in altri campi dello stesso, lascia ben sperare relativamente al suo futuro utilizzo in campo accademico.

Sono pochi i ricercatori che hanno scoperto solo recentemente i benefici che gli strumenti del web 2.0 possono dare in ambito collaborativo, forse troppo presto per testare al meglio questa prassi.

Riflettendo sui modi in cui potrebbe essere migliorata la comunicazione tra studiosi e colleghi ricercatori, Paul Williams dell' Università di Worcester, in Inghilterra, dice che il "Web 2.0 non è in realtà solo una nuova tecnologia, ma un insieme di persone collegate tra loro dalla condivisione di determinati contenuti". Motivando persone a entrare in contatto e a collaborare tra loro in modi nuovi, queste tecnologie saranno sicuramente in grado di permettere il progresso in ambito universitario.

La conoscenza non è qualcosa di statico, ma è così che è stata trattata nelle pubblicazioni universitarie tradizionali.

Resta difficile da sostenere con certezza che la qualità degli articoli possa essere migliorata attraverso l'utilizzo di blog o tramite strumenti di scrittura collaborativa online, tuttavia questa rimane una possibilità. Di questi argomenti continuerà a discutere chi si avvicina alla tecnologia e chi no, con particolare attenzione alla nozione di produzione collaborativa del sapere.

Tanto aumenta il ritmo del progresso tecnologico che ciò che oggi appare innovativo potrà sembrare storia antica col passare di pochi anni. Ed ecco il web 3.0, il semantic web, definito così dal giornalista Jonathan Richards:

"Se il Web2.0 ha permesso all'intelligenza collettiva di produrre contenuti di valore... Il Web 3.0 permetterà di collegare lo stesso Internet al nostro cervello".

Un esempio di Web 3.0 technology è il "natural-language search", dove un motore di ricerca sarà capace di comprendere e rispondere a domande. Ciò significa che in futuro il web permetterà più di una mera recezione di dati, e che gli accademici potranno affidarsi alla tecnologia per la raccolta e l'organizzazione automatica delle informazioni.

In che maniera il mondo universitario reagirà a quest'evoluzione tecnologica, solo il tempo ce lo dirà.

 





L'Uso Crescente Di Strumenti Online

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Le università hanno iniziato ad utilizzare strumenti di Web 2.0 per il blogging, per forme di scrittura collaborativa online ed anche per altri scopi..

Dal 2002 Technorati, un motore di ricerca per blog, ne ha indicizzati più di 133 milioni.

Secondo Wikipedia, nella blogosfera è cresciuto il numero di blog collaborativi, spesso creati da bloggers di professione con la voglia comune di condividere il proprio tempo e i propri mezzi, da un lato per ridurre lo stress dovuto magari al fatto di essere gli unici gestori di un sito web di successo e dall'altro per cercare di attrarre un più ampio numero di lettori.

Se il numero dei blog accademici continua a crescere, sarà necessario incoraggiare i centri di ricerca "offline" tradizionali ad adattarsi a questi nuovi strumenti tecnologici per incentivare la condivisione di conoscenze già esistenti.

Se è facile notare che il blogging e i tentativi di scrittura collaborativa sono diventati mezzi d'utilizzo comune, sembra più complicato stabilire il numero di wiki che vengono creati ogni giorno, visto che la maggior parte di essi non sono pubblicamente accessibili

L'interesse universitario verso l'utilizzo dei wiki appare evidente nei convegni annuali come WikiSym e Wikimania, che concentrano la loro attenzione sul mondo dei Wikimedia internazionali.

Ma in questo caso è il wiki stesso ad essere oggetto di ricerca:

  • Queste applicazioni possono portare a risultati positivi in termini di creazione di conoscenza?
  • Portano realmente miglioramenti nel processo di ricerca?

Ovviamente è troppo presto per sapere dove porteranno. Solo sperimentando sarà possibile scoprire nuovi modi di affrontare i problemi attuali e si diventerà capaci di risolvere anche i problemi che sorgeranno in futuro

Allo stesso modo i blog in particolare, sono un potente strumento di comunicazione fra ricercatori. Riprendendo il motto di Francesco Bacone "sapere è potere", un numero ampio di conoscenze dovrebbe essere distribuito andando oltre quelle che sono le torri d'avorio universitarie. Ma quali sarebbero le conseguenze?

Il crescente uso di strumenti online, specialmente nel campo dell'istruzione, riceve comunque delle critiche. Tara Brabazon dell'Università di Brighton, in Inghilterra, teme che Internet sia veicolo di mediocrità e l'informazione online porti ad ottenere solo competenze troppo generiche.

"Non esiste maggior necessità che quella di evidenziare l'importanza dell'intelligenza, dell'istruzione, delle credenziali e della credibilità. Non si tratta solo di un problema di precisione, ma di mediocrità come effetto principale causato da Google".

L'utilizzo di motori di ricerca, per la consultazione di fonti universitarie, è pericoloso, avverte la Brabazon, perchè le informazioni che si ricavano non sono filtrate da esperti universitari.

Ma per quelle disponibili a tutti, presenti sui blog e per i documenti collaborativi di esperti? Se esistono studiosi con credenziali riconosciute, che distribuiscono contenuti online secondo le modalità sopra descritte, le critiche della Barbazon creeranno meno preoccupazioni. Forse questo è l'argomento più adatto a discutere dell'ambiente universitario in modo aperto e collaborativo.

Nel processo di ricerca collaborativa, così come nella comunicazione via blog, il problema principale è quello di preservare la qualità degli elaborati. Ma se è vero che la revisione paritaria anonima non è più ammessa, quale altro mezzo si utilizzerà? Dotrebbe esserci una procedura simile, come per esempio una revisione paritaria aperta, oppure sarebbe una "folla" di esperti a giudicare la qualità dei blog o dei wiki?

Forse stiamo assistendo ad un processo di separazione di due diversi ambiti di ricerca:

  1. Uno è il tradizionale ambito della ricerca "pura", in cui si utilizzano le nuove tecnologie indipendenti, come Internet, per arrivare a scoperte che potrebbero aiutare il mondo esterno;
  2. L'altro, invece, che focalizza la sua attenzione su politica e società, i cui componenti comunicano tra loro in maniera diretta e in tempo reale col resto del mondo.




Informazioni su Janelle Ward

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Janelle Ward lavora come assistente presso il Department of Media and Communication alla Erasmus University, Rotterdam, the Netherlands. Nata a Minneapolis, Minnesota, USA, ha recentemente ottenuto la PhD in comunicazione politica presso l' University of Amsterdam. I suoi interessi di ricerca comprendono i new media e la comunicazione politica, in modo particolare i modi in cui le tecnologie dell'informazione e della comunicazione possono essere utilizzate per incoraggiare la partecipazione e l'impegno politico. Il suo blog personale è Janelle's research blog.




Photo credits:
Blogging Universitario - norebbo
Tipologie E Scopi Dei Blog - Jelica Videnovic
Ma Chi Sono I Bloggers Universitari? - Michael Brown
Il Blogging Paga - Jón Helgason
Scrittura Collaborativa E Wikis - james steidl
Pro e Contro L'Utilizzo Dei Wiki - Michael Brown
L'Efficacia dei Wiki- Anton Balazh
Web 2.0, Web 3.0 e Altro Ancora - Andres Rodriguez
L'Uso Crescente Degli Strumenti Online - Fredy Sujono

 
 
 
 
 
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