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Curated by: Luigi Canali De Rossi
 


2 maggio 2009

Come Il Modello Economico P2P Potrebbe Sovvertire Il Mondo Della Produzione Tradizionale

E' vero che il metodo della produzione aperta e condivisa che domina nel mondo dei programmi open source (spesso generati dagli utenti) liberamente disponibili online, sta influenzando profondamente il nostro modo di concepire la progettazione e la realizzazione stessa delle cose?

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Photo credit: itestro

La peer production si verifica quando delle comunità di volontari creano contenuti aperti, destinati ad essere utilizzabili, condivisibili e gratuitamente redistribuibili a tutti.

Nonostante questo approccio abbia dimostrato di essere efficace nel Web (pensa a Linux), la peer production è davvero pronta a cambiare i modelli economici del mondo reale?

Il mercato capitalistico, che è il sistema economico in cui viviamo e lavoriamo io e te, funziona praticamente in questo modo:

"I mezzi di produzione sono di proprietà privata, le aziende sono organizzate in maniera gerarchica, le risorse vengono allocate seguendo i segnali forniti dai prezzi di mercato. Se il profitto è abbastanza interessante, le società allocano risorse in quella direzione e pagano lo staff necessario."

La peer production, invece, promuove un sistema diverso basato sulla condivisione della conoscenza e dei software e sulle comunità dei designer. Le società di produzione sono direttamente collegate con i partecipanti e li retribuiscono. Ma non solo. A livello indiretto, le società finanziano le infrastrutture di cooperazione dalle quali dipendono, condividendone i benefici con le comunità di designer.

Per saperne di più sulla peer production basata sui principi del P2P e su come funzionano le comunità e il design liberi, segui Michel Bauwens, l'evangelista mondiale del P2P, all'interno di questo articolo esplicativo. Sarai tu stesso a decidere se questa è una realtà emergente o solamente un sogno.

 

 

La Nascita Del Design e Della Produzione Liberi

di Michel Bauwens



Introduzione

I lettori di WE Magazine avranno familiarità con la nascita e la proliferazione di una nuova forma di creazione di valore, la peer production (secondo la prima definizione di Yochai Benkler), nella quale delle comunità di volontari (ma di fatto anche ideatori e programmatori solitamente pagati a progetto finito) producono contenuti (liberi) e programmi (gratuiti), fruibili e accessibili da parte di tutti.

Tipico della peer production è che i produttori creano prodotti (concetti essenzialmente mischiati in questo caso!) in modo tale da formare un bene comune che tutti possono utilizzare e modificare, riconsegnando un prodotto migliorato alla stessa rete comune. Questi produttori possono essere volontari, programmatori retribuiti o autori che, il più delle volte, agiscono come in un'ecologia cooperativa tra le comunità e le società, le quali creano successivamente prodotti derivati basati sul mercato di quella stessa collettività.

Un esempio tipico è rappresentato da Linux e dai suoi derivati, che hanno dato vita ad un giro economico da 36 miliardi di dollari.

Sarebbe estremamente invitante limitare tale innovazione al campo della produzione immateriale, ma in questo articolo vogliamo mostrare che lo stesso metodo di produzione che ha dominato il mondo dei programmi open source e dei contenuti disponibili gratuitamente su Internet (spesso generati dagli utenti), sta adesso profondamente influenzando il nostro modo di concepire la progettazione e la realizzazione stessa delle cose.

Prima di descrivere questa innovazione, alcune definizioni e una semplice spiegazione sono utili per comprendere perché la peer production sta acquistando così tanta importanza.

 



La Nascita di Internet Come Apripista Della Peer Production

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Prima dell'avvento di Internet come strumento, che attualmente può essere utilizzato da quasi un miliardo di persone, esistevano tre modi di concepire la produzione.



  1. Il primo, ormai quasi estinto, è il modo di produzione statale che era tipico dell' Unione Sovietica, nel quale la proprietà delle risorse era dello stato, e dove lo stato organizzava la produzione e allocava risorse in base ad un piano centralizzato.


  2. Il secondo è naturalmente il capitalismo di mercato, nel quale i mezzi di produzione sono di proprietà privata, le aziende sono organizzate al loro interno in modo gerarchico e le risorse vengono allocate seguendo i segnali forniti dai prezzi di mercato. Se il profitto è abbastanza interessante, le società allocano risorse in quella direzione e pagano lo staff necessario.


  3. La terza e minor forma è la produzione cooperativa, nella quale i lavoratori e gli altri soci posseggono un capitale collettivo e le decisioni interne vengono prese in maniera più democratica. Tuttavia, tali cooperative operano nel contesto del mercato e sono soggette alle stesse dinamiche esterne delle imprese societarie. Per questo, vorrei quindi non considerarle come un modo di produzione indipendente ma, piuttosto, come una variante stessa del mercato.

 



La Peer Production si Può Dividere in Tre Distinti Processi

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La peer production è una nuova e genuina forma di produzione, basata su ciò che io chiamo "aggregazione automatica priva di permessi" per la creazione di un valore comune. Possiamo suddividerla in tre distinti processi:



  1. Nella fase iniziale, abbiamo contributi di volontari che non devono chiedere il permesso di partecipare e usano le materie prime disponibili e aperte che, libere da copyright restrittivi, possono essere gratuitamente modificate e migliorate. Se la materia prima non è né libera né disponibile, fino a quando esiste la possibilità di crearne una nuova di zecca, la peer production rimane un'alternativa.


  2. La fase del processo vero e proprio è basato su una progettazione per inclusione, una bassa soglia di accesso, incarichi modulari disponibili liberamente piuttosto che lavori funzionali e su una valutazione comune della qualità e dell'eccellenza delle alternative (Quella che io definisco peer governance).


  3. Nella fase finale, si crea una licenza di uso comune che certifica che il valore prodotto rimanga a disposizione di tutti, senza necessità di alcun permesso. Questo bene prodotto in comune ricrea, di volta in volta, un nuovo strato di materiale libero e aperto che si può utilizzare per un nuovo ciclo produttivo.



A questo modello si possono applicare parziali modifiche. Ad esempio, i partecipanti possono essere pagati e anche lavorare per aziende organizzate in maniera gerarchica, ma continuando a rendere pubblico e disponibile per ulteriori miglioramenti il risultato del lavoro comune. Infatti, per Linux e per la maggior parte dei progetti di programmi open source, questa è la norma: quasi tre quarti dei programmatori Linux sono infatti retribuiti dalle aziende.

Questo metodo di produzione funziona anche grazie ad alcune condizioni tecniche che si sono verificate per la produzione immateriale.



  1. Prima di tutto, i lavoratori di oggi, diversamente dagli operai, fondamentalmente posseggono o controllano i propri mezzi di produzione: il loro cervello, i computer e l'accesso a quella rete sociale che è Internet. E dato che controllano i loro stessi mezzi, sono in grado di contribuirvi volontariamente.


  2. Dato che i contenuti e i software si possono riprodurre in modo digitale e il costo di tale riproduzione è marginale dopo che è stato sostenuto la prima volta, possono essere disponibili in tutto il mondo attraverso la copia digitale e per questo operano fuori dalla logistica e dalla legge della domanda del mercato.


  3. Grazie a Internet è oggi possibile coordinare in modo economico moltissime persone a livello individuale e di piccoli gruppi su scala globale, senza la necessità di un comando centrale e di un controllo gerarchico. Non è difficile comprendere perché questo metodo di produzione risulti altamente produttivo.

 



La Peer Production Come un Diverso Modello Economico

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I modelli economici pre-capitalistici erano essenzialmente coattivi (schiavitù, etc...), per questo richiedevano un dispendioso apparato coercitivo. Questi processi basati sulla paura erano estremamente dannosi per la motivazione e l'innovazione.

Dall'altro lato il capitalismo, fondato sull'interesse personale e sullo scambio di beni, crea una positiva motivazione esterna basata sulle aspettative di guadagno. Tuttavia, in termini di motivazione, questa è assente quando non c'è possibilità di guadagno. L' innovazione in un sistema orientato dal profitto può quindi essere solo relativa, basata sulla necessità di competere con i rivali, ma vacilla una volta raggiunta una situazione di monopolio. Alla fine, gli attori del mercato guardano esclusivamente ai loro propri interessi e sono strutturalmente incapaci di prendere in considerazione altri fattori.

In altre parole, lo scopo del mercato non è innovare in sé e per sé, né creare il prodotto migliore, infatti le società dedicano grandi energie alla realizzazione di prodotti sub-ottimali. Ad esempio, è tipico per le risorse chiuse o i programmi proprietari che ti proibiscano di migliorare il prodotto!!

Il contrasto con le dinamiche della peer production non potrebbe essere più grande. La peer production si basa su persone appassionate e comunità aperte che si battono per la qualità e l'innovazione assoluta, non solo relativa. Ad esempio, lo scopo del browser Firefox è di essere il miglior browser possibile basato su un continuo sviluppo. Non avendo un proprietario, permette inoltre a ciascuno di migliorarlo attraverso una vasta gamma di plug-in.

In pratica, tuttavia, la maggior parte della peer production è associata ad un'ecologia dei compiti. Non è difficile comprendere il perché di questo. Anche ad un costo molto basso, le comunità hanno bisogno di un'infrastruttura di base che deve essere creata. Inoltre, tali comunità sono sostenibili solo se vi affluiscono nuovi membri per compensare la perdita di quelli esistenti. Donare il proprio contributo gratuitamente ad un progetto comune non è sostenibile nel lungo periodo.

In pratica, la maggior parte dei progetti peer seguono la regola 1-10-99, con solo l'1% di persone davvero stabili. Tuttavia, se questo impegno non può essere retribuito come lavoro, il progetto non può sopravvivere. Almeno minimamente, tali individui devono essere capaci di spostarsi avanti e indietro dalla comunità al mercato, affinché il loro lavoro possa essere sostenibile.

I partecipanti al modello peer possono essere pagati per lavorare allo sviluppo di un primo processo conoscitivo o di un software, su richiesta di una società privata, pur continuando a mettere in comune il risultato del proprio lavoro. Alla fine, anche sulla base di una gratuita disponibilità del bene comune, altri importanti servizi potranno essere aggiunti e venduti nel mercato. Proprio su questa base sono nate le ecologie cooperative.

Per esempio, è tipico nel mondo dell'open source che ogni società utilizzi una duplice strategia di licenze. Oltre a fornire servizi derivati come la formazione, la consultazione, l'assistenza, etc., viene offerta una versione professionale del prodotto migliore, con alcune specifiche caratteristiche, disponibili solo per i clienti che hanno scelto di pagare.

In questo campo la norma è che l'1 per cento dei clienti paga per la disponibilità del 99% dei contenuti comuni. Questo modello si basa anche in ciò che viene chiamato una pratica di condivisione dei benefici, nella quale le società open source contribuiscono all'infrastruttura generale della cooperazione delle rispettive comunità di condivisione.

Adesso sappiamo che il mondo del software libero ha creato un'economia reale per le società di software open source e che la prossima importante domanda è: può questo modello essere esportato, integralmente o parzialmente, alla produzione tradizionale?

 



L' Espansione Della Peer Production al Mondo Della Produzione Tradizionale

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"Il Bug è un computer Linux multiuso progettato e realizzato da Bug Labs. L'hardware è totalmente aperto e si può personalizzare con diversi moduli aggiuntivi (GPS, fotocamera, adattatore Wi-Fi, USB, etc.)" (Fonte: TechCrunch)

La regola generale per comprendere queste dinamiche e la separazione tra mondo materiale e immateriale è la seguente:

Per qualunque progetto immateriale, quando esiste un'infrastruttura generale per la cooperazione e materie prime libere e aperte, sono disponibili o comunque creabili, i lavoratori esperti possono produrre insieme un progetto comune.

Tuttavia, per produrre beni tradizionali, ci sono costi inevitabili di reperimento del capitale e almeno tali costi devono essere coperti. Infatti i beni tradizionali sono, per definizione, rivali, cioè sono posseduti da un solo individuo, sono più difficili da condividere, e per di più, una volta esauriti, devono essere riprodotti.

A causa di questa differenza essenziale, possiamo constatare con facilità che lo stesso trattamento non può essere utilizzato per entrambi gli aspetti della produzione tradizionale.

Tuttavia, e questo è l'argomento centrale: ogni cosa che deve essere prodotta, deve prima essere progettata.

E progettare un oggetto tradizionale, sia esso una macchina, un tetto con pannelli solari o un circuito, è un processo immateriale basato sul software, che dipende dalla collaborazione delle intelligenze.

Quindi, la prima cosa che viene in mente, è una collaborazione tra comunità di designer da un lato e aziende produttive dall'altro. E questo è ciò che sta avvenendo ed emergendo su scala mondiale.

Eric von Hippel, nel suo libro capolavoro The Democratization of Innovation ha documentato numerosi esempi di questa cooperazione a vari livelli nel mondo industriale e specialmente in alcuni settori, come quello degli sport estremi, composti per lo più da volontari associati in laboratori di produzione.

Tuttavia, dobbiamo riconoscere che ci sono tante e più grandi difficoltà per ottenere questo risultato.



  1. Prima di tutto, ci sono retroazioni continue tra progettazione e produzione molto importanti, come il bisogno di testare realmente i prodotti tradizionali.

    Per di più gli strumenti sono differenti e richiedono la disponibilità dei mezzi di progettazione 3d come il CAD / CAM, che i video vengano usati per mostrare le praticità d'uso e che una maggiore collaborazione a distanza in tempo reale prenda piede. Ma difficile non significa impossibile!!



  2. L'altra grande differenza sta nel capitale necessario per l'implementazione fisica e la produzione. Per questo le comunità di designer hanno bisogno di essere alleati sempre più stretti dei giocatori esistenti. Quanto è utile progettare una macchina open source, se nessuno è disposto a farla??



Ma io spero che i lettori riescano ad intuire il senso di questo approccio, per molte delle stesse ragioni che si applicano al software gratuito e alla libera conoscenza: il prodotto tradizionale può essere migliorato da chiunque, non solo da operai pagati, che non hanno alcuna ragione specifica per progettare un prodotto sub-ottimale meno buono di come vorrebbero.

Affinché questa trasformazione si diffonda, tuttavia, è necessario concepire la produzione tradizionale in modo sempre più modulare. Questo è l'approccio intrapreso per esempio da Bug Labs, che offre un dispositivo elettronico assemblabile in modo modulare, in modo che i clienti possano scegliere i singoli pezzi specifici da comporre.

Quindi, piuttosto che immaginare una comunità che lavora insieme ad un'azienda, come è stato fatto in molti progetti di co-progettazione e co-creazione, immagina non solo una comunità globale di progettisti, ma anche una comunità globale di centri di produzione tradizionale, da cui si possa scaricare il progetto e produrre oggetti a livello locale.

Realizzare un cambiamento così fondamentale nella concezione di come facciamo le cose, richiede un sostanziale ridimensionamento di tutta la catena di rifornimento e nonostante sembri improbabile, in realtà sta già accadendo.

Ricordo tuttavia che il peer to peer richiede che i produttori si aggreghino volontariamente attorno a un progetto comune. In termini tradizionali significa che deve esserci una miniaturizzazione e distribuzione dei beni fisici e finanziari tale che i produttori possano anche aggregarsi e dire: facciamo questo, ecco la mia parte di capitale.

 



La Distribuzione Della Produzione Aperta

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La produzione è soggetta allo stesso processo di miniaturizzazione che fu dei computer. Considera le seguenti tendenze:

I meccanismi di spedizione postale presuppongono che possa progettare tu stesso il prodotto, e una società te lo spedirà nel tuo ingresso di casa. La fabbricazione di scrivanie presuppone che puoi montare da solo il tuo prodotto, ma anche in teoria produrlo tu stesso. Questo è altrettanto possibile grazie agli sviluppi della stampa in 3d, grazie ai quali si possono riprodurre modelli plastici con macchine sempre meno costose.

La stessa industria sta incrementando l'utilizzo di tecniche di fabbricazione rapida e flessibile, che richiedono una filosofia fondamentalmente nuova riguardo le macchine: non troppo specializzate, super costose e accentrate, ma sempre più concepite come una macchina universale che può essere adattata rapidamente e senza costi aggiuntivi a nuovi bisogni e processi. Quando tali macchine diventeranno più piccole, maggiormente distribuite ed economiche, allora la loro disponibilità per molti prodotti locali si incrementerà sensibilmente.

La fabbricazione personale, sviluppata per esempio dalle comunità FabLab e RepRap, rappresenta il culmine di tale processo.

 



Condividere il Mondo Fisico in Maniera P2P

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Notiamo la stessa tendenza anche nel capitale finanziario. Dopo il crollo di Peak Debt, si vede una forte spinta a gestire la finanza in maniera maggiormente accessibile e distribuita.

Una di queste tendenze è certamente il prestito sociale, che consente agli individui di aiutarsi reciprocamente. Un altra è il forte ritorno della valuta complementare basata sul credito reciproco. Il vantaggio è che questo tipo di credito viene creato dagli stessi partecipanti, senza dover dipendere dalla scarsità della moneta ufficiale, ottenendo così l'indipendenza dalle banche centralizzate. Oltretutto, le valute complementari sono note per il mantenimento di un maggiore flusso finanziario con le comunità locali.

Così il nuovo quadro diventa più chiaro: strumenti di produzione più economici, coperti dalla finanza e dalla moneta peer-to-peer, ci consentono di concepire la produzione tradizionale come qualcosa che si svolge più vicino al punto del bisogno. Tale potenziale ri-localizzazione non è regressiva, ma altamente tecnologica, e non crea isolamento, perché rimane ugualmente dipendente dall'andamento globale del mercato e dalle comunità di designer che operano su scala globale.

Così la visione è più chiara. Possediamo già una tecnologia peer-to-peer e un'infrastruttura comunicativa e disponiamo di nuovi modelli organizzativi basati sulla condivisione aperta di conoscenza, software e progettazione. Dobbiamo incrementare la distribuzione delle macchine per avere possibilità di accedere ad una produzione maggiormente localizzata. Abbiamo sempre meno necessità di capitale, ma quando abbiamo bisogno di coprire i costi della produzione tradizionale, possiamo usufruire di un capitale distribuito in maniera migliore attraverso il credito reciproco e il prestito sociale.

Nessuna di queste tendenze è definitivamente realizzata ma, nonostante possano essere plausibilmente ridimensionate, c'è un fortissima evidenza che le cose si stiano muovendo ed evolvendo in quella direzione.

 



Energia P2P

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Di cos'altro abbiamo bisogno? Bene, il pezzo mancante non è difficile da indovinare: è una rete di energia distribuita in maniera P2P!

La logica di distribuzione dell'energia è abbastanza semplice dato che permette alle persone di generare energia rinnovabile, il che significa anche indipendenza dai servizi centralizzati, e di sostenere produzioni maggiormente localizzate, che è l'aspetto importante nel contesto di questo articolo.

L' energia in eccesso può essere data, commerciata o venduta, ottenendo un beneficio aggiuntivo per cui coloro che consumano meno energia guadagneranno da quelli che utilizzano energia in eccesso.

 



Conclusioni

Spero che i lettori, finalmente, dopo questa panoramica, riescano ad avere un quadro chiaro del modello del peer-to-peer: fondato sulla conoscenza, sul software e sulle comunità di designer, i cui membri sono collegati con le entità produttive (società o cooperative), che li finanziano direttamente e indirettamente, supportando l'infrastruttura di cooperazione delle comunità dalla quali dipendono, praticando la condivisione dei benefici, in modo che quel flusso di benefici torni indietro alle comunità di designer.

Le entità produttive sarebbero maggiormente orientate a produrre localmente, utilizzando l'energia di una rete abilitata di peer-to-peer, e sfruttando la moneta condivisa per lo scambio di beni rivali, mentre i beni culturali e immateriali sarebbero liberamente scambiati e condivisi da tutta l'umanità.

Questa non è un utopia, ma la vera necessità per la sopravvivenza del nostro pianeta.

Di certo, facciamo due cose sbagliate che dobbiamo correggere:

  • Pensiamo che la natura sia infinita, il che è falso, e per questo produciamo una pseudo-abbondanza che distrugge il pianeta.
  • Pensiamo che i beni intellettuali e culturali siano limitati e scarsi e questo paralizza la condivisione delle innovazioni.

Se potessimo invertire queste tendenze, per esempio combinando un riconoscimento della reale scarsità di beni fisici con la reale abbondanza di beni immateriali, otterremo una civiltà nuova e sostenibile, fondata sui principi del peer-to-peer.




Informazioni sull'autore

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Michel Bauwens (1958) è un filosofo integrale e teorico del Peer-to-Peer. Ha lavorato come consulente internet, analista informativo per la United States Information Agency, come manager informatico per la British Petroleum (dove ha creato uno dei primi centri di informazione virtuale) ed è il caporedattore del primo Magazine Europeo sulla convergenza digitale, l'olandese Wave.

Per saperne di più puoi consultare queste sezioni del wiki della P2P Foundation:




Photo credits:
La Nascita di Internet Come Apripista Della Peer Production - Natalia Lukiyanova
La Peer Production si Può Dividere in Tre Distinti Processi - Rafael Angel Irusta Machin
La Peer Production Come un Diverso Modello Economico - Sunagatov Dmitry
L' Espansione Della Peer Production al Mondo Della Produzione Tradizionale - Bug Labs
La Distribuzione Della Produzione Aperta - Vasyl Yakobchuk
Condividere il Mondo Fisico in Maniera P2P - Ilin Sergey
Energia P2P - Zing Studio

 
 
 
 
 
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