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15 agosto 2008

P2P: Governo, Democrazia E Teoria Economica - Il Peer-To-Peer Come Stile Di Vita - Parte 2

"La nostra attuale economia politica si basa su un errore di valutazione: l'assunzione che le nostre risorse naturali siano illimitate, come se si trattasse di un pozzo senza fondo.

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Photo credit: Maxim Malevich

Questa assunzione sbagliata crea un'illusoria scarsità di risorse culturali che sono invece potenzialmente abbondanti.

Tale combinazione di quasi-abbondanza e di quasi-scarsità distrugge la biosfera e ostacola l'espansione delle innovazioni sociali e della cultura libera.
In una società basata sul P2P la situazione è rovesciata: i limiti imposti dalle risorse naturali sono rispettati e l'abbondanza di risorse immateriali diventa il principio guida di tutto il sistema. Una teoria P2P si articola su alcuni punti chiave:

  • il valore intellettuale, culturale e spirituale di base è prodotto da un'economia P2P non-reciproca;
  • la teoria è affiancata da una sfera di scambio materiale, riformata e ispirata al P2P; ed
  • è controllata a livello globale da un sistema di governo ispirato al P2P.

Grazie a queste caratteristiche, il P2P può essere definito come la logica di base di una prossima civilizzazione. Esso rappresenta sia soluzione che una risposta alla crisi strutturale del capitalismo contemporaneo."

In questa seconda parte di "P2P Come Stile di Vita" (qui trovi la prima parte), l'esperto mondiale di P2P Michel Bauwens discute le basi politiche ed economiche del governo P2P illustrando i principi democratici di produzione e proprietà ad esso collegati.

Mettendo in discussione i presupposti sbagliati sui cui si basano i nostri sistemi economici e politici, ci si accorge subito di quanto sarebbe drastico il cambiamento se i governi riuscissero a collaborare, invece che esercitare semplicemente il potere e il controllo, e fornissero alle comunità P2P i mezzi economici per fare passi avanti nella loro missione di cooperazione sociale.

In futuro, mi aspetto di vedere l'adozione di sistemi economici alternativi che forniscano agli individui le risorse di base per seguire le proprie vocazioni naturali, senza il bisogno di un controllo eccessivo da parte delle organizzazioni private.

Come ho già scritto: "Un governo P2P, se sostenuto da nuove regolamentazioni socio-economiche, compresa una sovvenzione universale per tutti, potrebbe essere il mezzo adatto per permettere agli individui di governarsi da soli, dedicandosi al tempo stesso, ai propri interessi e alle proprie passioni più profonde."

Introduzione di Robin Good

 




Le Implicazioni Politiche Della Rivoluzione P2P - Parte 2

di Michel Bauwens



5. La Teoria P2P Come Possibilità di Emancipazione Dei Nostri Tempi

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Photo credit: Kostantin Inozemtev

Dal momento che un sistema a crescita infinita è fisicamente e logicamente impossibile in presenza di un ambiente naturale limitato, il sistema mondiale di oggi attraversa una crisi causata dalla sua stessa crescita. Se già stiamo consumando "per due pianeti", ci servirebbero allora quattro pianeti se Cina e India ottenessero parità di trattamento secondo gli attuali livelli di consumo occidentali. Questi fattori provocano una crisi a livello di risorse e di sistema ecologico e l'espansione del sistema viene limitata.

Comunque anche il sogno di un intenso sviluppo nella sfera immateriale rimane bloccato, dato che la sfera dell'abbondanza e della produzione sociale diretta attraverso l'economia P2P crea una crescita esponenziale nel valore d'uso, ma anche una crescita per altri aspetti delle opportunità ai margini del mercato.

L'attuale sistema mondiale si trova di fronte a una crisi simile a quella dell'Impero Romano basato sulla schiavitù, che non poteva più crescere a livello di espansione (oltre un certo punto, il costo dell'espansione superava i benefici della produzione aggiunta), e non poteva crescere neanche di intensità, perchè questo avrebbe comportato l'autonomia degli schiavi. Da qui l'emergere del sistema feudale, che ha di nuovo posto l'accento sull'area locale, dove la possibilità di crescere sia come produttività che come intensità era reale. I servi erano ancora legati alla terra, ma ora potevano avere famiglia, tenere una parte della loro produzione e subire una tassazione meno pesante e si dimostravano più produttivi degli schiavi. I signori prendevano una porzione sostanzialmente più bassa del loro surplus. Oggi, la crescita in estensione è in ultima analisi bloccata, mentre la crescita intensiva nella sfera immateriale richiede una riconfigurazione di base che trascende ampiamente il nostro sistema logico.

Analogamente l'attuale crisi strutturale richiede una nuova configurazione delle due principali classi sociali (così come i proprietari di schiavi sono diventati signori feudali e gli schiavi sono diventati servi).

Oggi vediamo emergere una classe di capitalisti legati alla rete, che rinunciano alla dipendenza dall'attuale regime di accumulazione immateriale per mezzo della proprietà intellettuale, in modo da permettere la partecipazione sociale attraverso piattaforme di proprietà che combinano in modo astuto aspetti di apertura e di chiusura mentre gli operatori nel campo della conoscenza si emancipano da una classe che era rimasta dissociata dai mezzi di produzione. Le capacità mentali e i network sono infatti i loro nuovi mezzi sociali di produzione. (Anche se rimangono decisamente dissociati dai mezzi per monetizzare il proprio lavoro in modo autonomo). Sarebbe giusto dire che, attualmente, le comunità P2P sono sostenibili in modo collettivo, ma non individuale, portando a una crisi di valore e a una precarietà diffusa tra i knowledge workers.

Secondo la mia opinione, la soluzione porta nella direzione seguente:

  • il settore privato riconosce di dipendere sempre di più dall'esternalizzazione della cooperazione sociale e, in accordo con le autorità pubbliche, acconsente a un nuovo compromesso storico nella forma di un reddito base. Ciò permette alla sfera della cooperazione di prosperare ancor di più, creando benefici di mercato
  • la sfera del mercato si dissocia da una forma di capitalismo a crescita infinita (come questo sia possibile richiede un articolo a parte, ma la chiave sarebbe in una riforma monetaria nella direzione di una macroeconomia, come proposto da Bernard Lietaer, associata a un nuovo regime che estenda la produzione di moneta dalle banche private al campo sociale attraverso sistemi monetari aperti).
  • la sfera dell'economia P2P crea gli appropriati 'sistemi di riconoscimento del benessere' per poter identificare quelli di sostegno alla propria esistenza e nascono sistemi che riescono a tradurre in reddito la propria buona reputazione.




6. Governo P2P e Democrazia

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Photo credit: Jarno Gonzalez

Stanno emergendo nuove infrastrutture P2P sociali e tecniche, come i media sociali e i team autonomi, che possono diventare il parametro dominante dei cambiamenti indotti dal capitalismo cognitivo (cognitive capitalism), e così la dinamica relazionale del P2P avrà effetti politici sempre maggiori.

La dinamica relazionale del P2P nasce ovunque vi siano network distribuiti, vale a dire network i cui gli agenti siano liberi di intraprendere azioni e relazioni e dove non ci sia coercizione ma, piuttosto, modalità di governo che emergono dal basso. Ciò crea processi come l'economia P2P, la produzione comune di valore, il governo P2P, vale a dire la capacità di auto-governo di tali processi e la proprietà P2P, il sistema autoimmune che impedisce l'appropriazione privata dei beni comuni.

E' importante distinguere il governo P2P di una multitudine di gruppi globali, piccoli ma coordinati, che scelgono processi non-rappresentativi in cui i partecipanti prendono le decisione su base collaborativa, dalla democrazia rappresentativa. Quest'ultima è una forma decentralizzata di divisione dei poteri ed è basata sull'elezione di rappresentanti. Siccome la società non è un gruppo P2P con alla base un consenso a priori, ma piuttosto una struttura decentralizzata di gruppi in competizione tra loro, la democrazia rappresentativa non può essere rimpiazzata da un governo P2P.

Comunque entrambi i modelli si influenzano a vicenda tenendo conto l'uno dell'altro. I progetti P2P che si evolvono oltre un certo grado e cominciano ad affrontare temi decisionali sulla scarsità delle risorse probabilmente adotteranno alcuni meccanismi rappresentativi. Le decisioni burocratiche e di rappresentanza saranno in certi casi rimpiazzate da network di governo globale, che per certi versi si possono auto-governare. In ogni caso, i processi di decisione dovranno incorporare sempre più modelli multistakeholder, per riuscire a includere tutti i gruppi interessati. Questo modello di collaborazione basato sui gruppi ricorda nello spirito il governo P2P su base individuale, in quanto entrambi condividono un ethos partecipativo.




7. Verso un Approccio Basato Sulla Partnership

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Photo credit: Juri Arcurs

In una politica basata sulla partnership, lo Stato permette e incoraggia le comunità di utenti a creare valore in modo autonomo cercando di eliminare gli ostacoli sul loro percorso.

Il cambio di approccio fondamentalmente è il seguente.

Nella visione che ha ispirato l'era moderna, gli individui erano considerati come parti di un sistema atomico. Si credeva che avessero bisogno di un contratto sociale che delegasse l'autorità a un ordine superiore, a una sovranità, in modo da creare la società e che la socializzazione fosse compito di istituzioni che si rivolgessero a loro come a una massa indifferenziata. Nella nuova visione invece gli individui sono sempre già connessi tra loro, e guardano alle istituzioni in modo informale. Le istituzioni avranno allora il dovere di evolversi e diventare nuove ecologie di supporto, escogitando le infrastrutture più adeguate.

I politici dovranno farsi più esperti e abili nelle interpretazioni, per riuscire ad elevare al campo istituzionale le questioni che nascono dalla rete di network della società civile.

Lo stato diventa in quest'ottica un arbitro neutrale (o ancora meglio: sostenitore dei beni comuni); cioè un meta-regolatore delle tre sfere di competenza principali, abbandonando il dilemma binario tra stato e proprietà privata per abbracciare un'opzione triarchica che comprenda:

  • regolamentazioni da parte del governo.
  • libertà del mercato privato.
  • progetti autonomi della società civile.

Uno Stato basato su un rapporto di partnership riconosce che è la legge della competizione asimmetrica (asymmetric competition) a dover dare supporto all'innovazione sociale.

Un esempio in cui mi sono imbattuto di recente è l'attività del municipio di Brest, nella Bretagna Francese. In questa città la sezione di "Democrazia Locale", sotto la direzione di Michel Briand, rende disponibili infrastrutture online, corsi di formazione e veri e propri strumenti per la condivisione (come telecamere, apparecchiatura audio e così via) in modo che gruppi o singole persone possano creare progetti di interesse sociale e culturale in modo autonomo. Ad esempio, il progetto Territoires Sonores permette al pubblico di creare file audio e video per valorizzare i propri percorsi personali, che non devono rispondere nè a una compagnia privata nè allo stesso municipio. In altre parole, è un caso in cui l'autorità pubblica permette e incoraggia un'economia sociale diretta di valore.

La dinamica del P2P, con i pensieri e le sperimentazioni che è in grado di ispirare, non rappresenta solo una terza forma per l'economia del valore sociale, ma anche nuove regolamentazioni e strutture istituzionali che possono essere esplorate e applicate.
Accade allora che dalla società civile emerga una nuova forma istituzionale, i commons: una concezione inedita della proprietà e delle sue regolamentazioni.

A differenza della proprietà privata che è esclusiva, e della proprietà di Stato che tende ad espropriare i beni individuali, la proprietà nella forma dei commons vede l'ìndividuo in pieno possesso della propria sovranità, che però può scegliere di condividere con gli altri.

Solo nella forma dei commons la proprietà è in grado di riconoscere la naturale propensione della conoscenza umana a scorrere, a propagarsi ovunque. Un regime di proprietà privata porta invece a una lotta radicale contro questa tendenza. Ecco perchè il formato dei commons verrà probabilmente adottato come soluzione più competitiva.

Per quanto riguarda l'istituzionalizzazione di queste nuove forme di proprietà comune, è da citare l'opera di Peter Barnes e del suo libro Capitalism 3.0. L'autore parla infatti di come parchi nazionali e ambienti comunitari (vedi la proposta Skytrust) possano essere guidati da trust fiduciari. Questi trust avrebbero il compito di conservare intatto il capitale naturale e di preservare le risorse attraverso un sistema di voto individuale. Sarebbe un'alternativa accettabile sia rispetto alla nazionalizzazione che alla privatizzazione o deregolamentazione.

La mia congettura è che in una nuova civilizzazione, in cui logica del P2P sia alla base della creazione di valore, i commons saranno l'istituzione centrale che guiderà l'intero meta-sistema. Il mercato sarà un sotto-sistema P2P che si occuperà dell'economia competitiva di prodotti reali in base a un pluralismo reso sempre più vivace da schemi di reciprocità.




8. Una Politica Progressiva, Rinnovata, Focalizzata Sul Supporto Dei Commons

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Photo credit: BoingBoing

Cosa significa questo per la nostra tradizione di emancipazione nata con la rivoluzione industriale?

Credo che potrebbero verificarsi due effetti positivi:

  • una dissociazione dal collegamento automatico con le forme del governo burocratico (il che non significa che non possano essere appropriate in certi casi). Si potrebbero così formulare proposte che diano supporto diretto allo sviluppo dei commons

  • una dissociazione da altre alternative, come la privatizzazione e la deregolamentazione, con il supporto ai commons e all'economia P2P. Sarebbe un'alternativa sia alla privatizzazione neoliberista che all'introduzione di logiche private nella sfera pubblica (vedi la politica di Tony Blair).

Il progresso potrebbe allora assumere le forme di una teoria dell'informazione piuttosto che quelle della società industriale.

Invece di difendere lo status quo del mondo industriale, il progresso tornerebbe ad essere una forza trainante, ad esempio nella lotta per arrivare a una società basata su una corretta informazione, alleandosi con i movimenti per i commons, per la partecipazione e per gli schemi aperti.

Questi movimenti sono cresciuti negli ultimi anni proprio a causa dell'esigenza di un'economia efficace per il P2P e i commons.

  • I movimenti per i formati liberi e aperti hanno l'intento di assicurare materiale grezzo per la produzione culturale combattendo contro i monopoli capitalistici che ostacolano l'innovazione. Forniscono per così dire i dati dell'equazione.
  • I movimenti per la partecipazione chiedono che chiunque possa usare le proprie abilità personali per contribuire ai progetti comuni e abbassare così la soglia tecnica, sociale e politica di accesso; e infine
  • Il movimento per i commons cerca di impedire l'appropriazione privata dei beni comuni così da garantire concretamente che le opere comuni possano circolare, essere riprodotte senza trovare impedimenti e creare a loro volta materiale utile, libero e accessibile.

Questi movimenti si presentano generalmente sotto tre modalità:

  • movimenti trasgressivi, come il file sharing di vecchia e nuova generazione che ci fa capire l'inadeguatezza del sistema legale;
  • movimenti costruttivi, che danno luogo a una nuova struttura per le relazioni sociali, come il movimento Creative Commons, del software libero e così via;
  • tentativi riformisti o radicali di cambiare il regime istituzionale per adattarlo alle nuove realtà.

Personalmente non credo che questi movimenti andranno a creare nuovi partiti politici, ma che cercheranno di instaurare alcuni legami con il mondo politico, questo sì.

Se da un lato il P2P come governo è capace di combinare elementi sia di eguaglianza che di libertà, coprendo così l'intero spettro politico, dall'altro io ritengo che sia la sinistra la forza più adatta per stringere alleanza.

C'è anche una connessione con il movimento ambientalista. Se i movimenti culturali combattono contro la scarsità di risorse prodotta da regimi restrittivi come il sistema dei copyright e dei brevetti, i movimenti ambientalisti combattono contro l'ingannevole abbondanza prodotta da logiche di mercato prive di restrizioni. Bisogna abbandonare questa doppia illusione di abbondanza e scarsità se vogliamo sostenere il nostro attuale livello di civilizzazione. Come hanno sottolineato Richard Stallman e altri, copyright e brevetti sono concepiti proprio per ostacolare la libera cooperazione e lo scambio culturale tra gli individui e sono dannosi ai fini del progresso umano quanto la distruzione della biosfera.

Troviamo quindi un enorme potenziale in questa possibile emancipazione dell'uomo, che dovrà essere in linea con le nuove generazioni e recuperare quel vantaggio guadagnato dai repubblicani fin dagli anni 80.




9. Conclusioni: Cosa Bisogna Fare?

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Photo credit: Nicemonkey

Ricapitoliamo i punti principali, per sottolineare la sovrapposizione tra il movimento contro la scarsità delle risorse e quello per la sostenibilità dei progetti.

Noi viviamo in un'economia politica che è contraria alle nostre intuizioni. Siamo convinti che l'ambiente naturale sia un pozzo senza fondo e così ci siamo costruiti un sistema economico basandoci sulla logica della crescita infinita. Ma dal momento che le risorse naturali sono in realtà limitate, l'abbondanza è solo illusoria.

Siamo anche convinti di dover introdurre nuove restrizioni nella sfera della produzione immateriale in modo da impedire la libera circolazione delle innovazioni culturali e sociali. Così creiamo solo ostacoli a chi vuole cooperare con le nostre leggi sulla proprietà intellettuale.

Quello che ci serve invece è una politica economica che prenda coscienza di due fattori fondamentali: c'è scarsità di risorse nella sfera materiale e c'è invece abbondanza in quella immateriale.

Il procedimento di innovazione sarà complesso e richiederà lavoratori autonomi e creativi che possano condividere le loro competenze.

Nel mondo dell'economia immateriale, del software, dei testi e del design i costi di riproduzione sono marginali e così vediamo emergere un'economia P2P non-reciproca, con persone che si impegnano secondo la propria volontà nella creazione di valore d'uso traendo profitto dai beni comuni così creati senza avere necessariamente rapporti reciproci.

Nel mondo dell'economia materiale, dove c'è scarsità di risorse e vanno recuperati i costi, questa mancanza di reciprocità non è possibile. Quindi ci servono altre modalità di scambio neutrale, come il mercato.

Nella sfera dell'economia immateriale l'umanità sta studiando le leggi dell'abbondanza. Senza competizione è il valore dei beni ad essere vincente attraverso la condivisione.

Da questo punto di vista l'evoluzione ci porta verso licenze non-proprietarie, modalità economiche partecipative e forme di proprietà basate sui commons. Emerge una nuova tribalizzazione, nel senso positivo del termine. Nel mondo dei beni materiali si prepara invece una serie di crisi, dovute alla scarsità delle risorse: il riscaldamento globale ne è un esempio. Da questo punto di vista vedremo gli aspetti più negativi della tribalizzazione a causa della competizione.

La logica dell'abbondanza ha le potenzialità per portarci a riorganizzare il mondo a un livello più alto grazie alla spinta del P2P.

La logica della scarsità potrebbe invece portarci a nuove guerre per le risorse, facendoci cadere perfino in un nuovo medioevo come dopo la caduta dell'Impero Romano.

La sfida che ci attende è tutta nel portare la logica dell'abbondanza nel mondo della scarsità.



E' un'eventualità realistica?

Nel mondo immateriale dell'abbondanza la condivisione non è problematica e l'ulteriore espansione di un'economia non-reciproca è del tutto plausibile. "Insieme sappiamo tutto": questo dovrebbe rappresentare il nostro ideale.

Nel mondo materiale della scarsità delle risorse l'abbondanza si traduce in tre concetti chiave che possono cambiare la coscienza dell'uomo e di conseguenza le sue pratiche economiche. "Insieme abbiamo tutto" non è un'ideale realistico: abbiamo bisogno di concetti di transizione.



Distribuire ogni cosa è il primo concetto chiave.

Ciò significa sfruttare solo una parte delle risorse fisiche e dei mezzi di produzione. Significa avere un'economia che si sviluppa verso modalità di mercato P2P come il commercio equo (un meccanismo di mercato soggetto a un arbitrato P2P, con produttori e consumatori legati da un rapporto di partnership) e l'imprenditoria sociale (che utilizza i profitti per il progresso sociale).

La tendenza alla miniaturizzazione dei mezzi di produzione rende realistico questo scenario: la fabbricazione dal desktop porta a nuove figure, come i designer individuali, e a tempi di lavoro più rapidi che diminuiscono i vantaggi della produzione industriale. Il prestito sociale crea una distribuzione del capitale finanziario; e la produzione sociale diretta di moneta attraverso il software non è uno scenario così remoto (vedi l'opera di Bernard Lietaer); se da un lato è vero che la scarsità di risorse farà aumentare il costo dell'energia e del materiale grezzo, è vero anche che probabilmente l'economia ritroverà una sua dimensione locale, e le possibilità del P2P aumenteranno sempre di più.



La sostenibilità è il secondo concetto.

Visto che un sistema a crescita infinita non può durare per sempre, dobbiamo abbracciare nuovi concetti di mercato come quelli indicati dalla scuola di pensiero del capitalismo naturale (David Korten, Paul Hawken, Hazel Henderson), dal capitalismo 3.0 (vedi la proposta di Peter Barnes di usare i fondi fiduciari come forme di proprietà in quanto impongono la conservazione del capitale), dai processi di produzione e design che procedono passo per passo in modo che non ci sia spreco. Dobbiamo muoverci verso un'economia a stadi regolari (Herman Daly), che non è necessariamente statica: un'economia capace di compensare la perdita delle risorse che abbiamo sfruttato in natura.



Il terzo concetto è quello di sufficienza o abbondanza

L'abbondanza è analizzabile non solo da un punto di vista oggettivo, ma anche da uno soggettivo. In un'economia dei beni materiali la crescita infinita deve essere rimpiazzata dal concetto di sufficienza: la condizione dell'uomo e la sua felicità non possono più dipendere dall'accumulazione e dal consumo dei beni materiali, dovranno basarsi piuttosto su valori immateriali. Valori tali da permetterci di andare in cerca della nostra identità come individui creativi, collaborativi, che si riconoscono in comunità P2P.

Solamente un'economia che faccia tesoro dell'esperienza può evitarci una cultura di frustrazione e sacrifici, con l'infelicità e l'inevitabile repressione che questa comporta. Un'economia di questo tipo non sarà creata solo dalle affiliazioni commerciali (franchising), ma anche dal vero e proprio valore culturale. Comunità e imprese P2P, anche grazie alla partnership statale, avranno il compito di dipingere il grande quadro del valore immateriale: più sarà profondo il valore della nostra presenza come esseri umani, più sarà trascurabile il nostro attaccamento ai meri beni materiali.



Fine Della Seconda Parte

Qui trovi la prima parte.




L'autore:

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Michel Bauwens (1958), belga, è un esponente della Filosofia Integrale e teorico del Peer-to-Peer. Ha lavorato come consulente Internet e information analyst per la United States Information Agency, information manager per British Petroleum (dove ha creato uno dei primi centri di informazione virtuale) ed è stato editor-in-chief del primo magazine europeo per la convergenza digitale, l'olandese Wave. Con Frank Theys è il co-creatore di un documentario di tre ore chiamato TechnoCalyps, una disamina della "metafisica della tecnologia". Ha curato due antologie in lingua francese sull'Antropologia della Società Digitale.

Nonostante sia stato studente di Ken Wilber, ora critica alcuni aspetti del movimento Wilber-Beck e si batte da tempo per una società non autoritaria basata sul P2P.

Michel è l'autore di alcuni saggi online, inclusa la tesi Peer-to-Peer and Human Evolution, ed è editore di P2P News.

Ora vive a Chiang Mai, Thailandia, dove ha creato la Foundation for P2P Alternatives e gestisce un blog.

Ha tenuto corsi sull'antropologia della società digitale per gli studenti della ICHEC/St. Louis a Bruxelles, Belgio e per la Payap University e la Chiang Mai University in Thailandia.

 
 
 
 
 
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