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Curated by: Luigi Canali De Rossi
 


4 luglio 2005

Ricerche Online E Indicizzazione Google: I Consigli Di Jill Whalen

Potete avere già letto o sentito dell'ultima Google Patent Application riguardo al "ritrovamento di informazioni basate su dati storici", ma se siete come me, probabilmente non vi siete presi la briga di leggere tutta la documentazione in merito.

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Jill Whalen

Le documentazioni non sono per niente facili da leggere!

 

Ho dato un'occhiata veloce su alcuni forum ed articoli che ne parlavano, ma fino ad oggi, non ho ancora letto tutto.

Non sono stata sorpresa nel vedere che il materiale informativo del documento di Google verteva sul "ritardo di invecchiamento (aging delay)" e sul "sandbox", dato che ho visto molti dibattiti in merito.

Per coloro che non hanno familiarità con questi termini, noteranno che c'é molto disaccordo sulle cause che portano i siti ad essere ricercati. Comunque, in base alle mie osservazioni ed esperienze, insieme ad alcuni amici fidati del SEO, credo che il sandbox sia, fondamentalmente, un database-purgatorio in cui Google deposita alcuni URL in base a svariati criteri predeterminati. (molti dei quali sono spiegati nella prima parte del documento dell'applicazione.)

L'"aging delay", del resto, è un sottosistema. In altre parole è solo una delle ragioni per le quali un URL può essere messo nel sandbox.

Normalmente, se avete un dominio o un sito nuovo di zecca, questo giacerà automaticamente nel sandbox, indipendentemente dalla vostra volontà.

Il vostro nuovo sito sarà bloccato lì per un periodo indefinito (in media nove mesi) e non sarà indicizzato da Google per qualsiasi parola chiave che potrebbe portare un po' di traffico.

A volte può essere altamente indicizzato per il nome della ditta, o per i nomi delle persone che vi lavorano. Può anche apparire su Google per alcune parole addizionali che non sono l'obiettivo dei contenuti di altri siti. Ma i nuovi siti non appaiono fra i risultati di Google anche con parole chiave concorrenti, fino a che essi non sono rimossi dal sandbox.

Ci sono altre ragioni per le quali un sito viene messo nel sandbox e queste ragioni vanno oltre all'aging delay. I principali algoritmi di Google dimostrano chiaramente che anche i vecchi domini possono essere messi nel setaccio, per le giuste (o in questo caso: sbagliate) circostanze. Nessuno è davvero in grado di stabilire con certezza quali siano tali criteri, ma il documento di Google ci fornisce una panoramica su quelli che potrebbero essere alcuni di questi criteri.

Ad esempio, sapevate che Google può utilizzare i dati del traffico di un sito per determinare come indicizzarlo?

Il documento sostiene in parte che "...l'informazione relativa al traffico associata ad una documentazione basata sul tempo può essere usata per generare (o alterare) un punteggio associato a tutta questa documentazione." Dalla nascita di questa applicazione, nel 2003, si potrebbe dire che Google stia usando quelle informazioni anche oggi, per gli algoritmi di indicizzazione. Potreste chiedervi come fa Google ad ottenere informazioni sul traffico del vostro sito, dato che voi non avete mai fornito questo tipo di informazioni.

Ebbene, Google ha alcuni partner che spiano e che sono installati in migliaia di browser, sotto il nome di "Google Toolbar". Per usare certe funzioni della toolbar, gli utenti devono acconsentire al trasferimento di dati verso Google, dati che includono quali siti sono stati visitati e per quanto tempo.

Ora, se siete utenti della Google Toolbar non è il caso che vi allarmiate, perchè, per quanto ne so io, non venite identificati personalmente. Semplicemente, vengono presi i vostri dati ed aggregati con quelli degli altri utenti e vengono utilizzati per gli scopi che fanno comodo al motore di ricerca. In effetti, ha senso pensare che Google utilizzi questi dati per gli algoritmi di indicizzazione. I siti che producono molto traffico sono siti famosi e Google vuole essere sicuro che i suoi utenti trovino facilmente i siti più famosi. Un altro fattore utilizzato dagli algoritmi per l'indicizzazione sono i click dalle pagine dei risultati di ricerca.

Nel documento di Google viene detto che "[Google] può monitorare il numero delle volte in cui un documento è selezionato in una pagina di risultati della ricerca e/o il tempo che un utente impiega per arrivare a quel documento. [Google] può anche dare un punteggio al documento almeno in parte basandosi su queste informazioni."Google ha tracciato le URL della maggior parte dei link che appaiono nelle pagine dei risultati della ricerca.

In questo modo gli addetti di Google possono studiare quali pagine vengono cliccate ed in base a quali richieste. Possono anche scoprire se le persone sono soddisfatte dei risultati per la pagina che hanno cliccato, prendendo nota del fatto che l'utente torna o meno sulla pagina dei risultati e clicca su altri risultati.

C'è molto altro nel documento di Google, in merito ai link ed all'ancor text, compresi il livello di tempo necessario ai link per essere mostrati e se rispecchiano il profilo per essere considerati artificiali o naturali.

Ma se non fate nulla per gonfiare artificialmente la popolarità del vostro link, non dovete assolutamente preoccuparvi.

Non sono in grado di sottolineare abbastanza che le idee in questo documento sono state portate avanti principalmente come misure anti-spam.

Sfortunatamente, non appena i motori di ricerca iniziano a dare ai link criteri come la rilevanza all'interno dei loro algoritmi di indicizzazione, vengono usati da parte di coloro che come unico obiettivo hanno quello di imbrogliare i motori di ricerca. Ci saranno sempre persone che si prodigheranno per ottenere indicizzazioni alte, sfruttando i punti deboli degli algoritimi. Creano molti siti basati sugli algoritmi del giorno, guadagnando più denaro possibile finchè i loro siti non vengono beccati. Poi scoprono la "falla" successiva e ricominciano da capo. Si tratta di un modello di business interessante; ma certamente non è quello a cui una ditta interessata al successo duraturo dovrebbe aspirare.

Se possedete una ditta che cerca di fondare un marchio serio e una base di clienti a lungo termine, dovrete avere a che fare con le tecniche Tecniche SEO di base che hanno ampiamente dimostrato la loro efficacia. In altre parole, tutto quello che ho insegnato e di cui mi sono occupata per anni.

E' vero, può essere faticoso e necessita di parecchio tempo e denaro, ma ma il premio finale è il successo a lungo termine con i motori di ricerca. E' vero che anche per quelli che mettono in pratica i miei consigli, si sono verificati casi in cui i motori di ricerca hanno erroneamente maltrattato il nuovo nato. Cioè, anche se voi seguite le istruzioni alla lettera, può esserci da qualche parte un filtro spam che che per errore butta il vostro sito nel sandbox, lo penalizza o lo banna.

Si tratta di un caso sicuramente raro ma comunque possibile. Ogni nuovo aggiornamento di un motore di ricerca causa grida disperate del tipo: "Dov'è finito il mio sito?!" da parte di persone che non hanno fatto nulla per imbrogliare questi motori di ricerca. Si può solo sperare che i motori di ricerca lavorino in fretta per permettere a questi siti di rientrare nelle indicizzazioni al più presto.

Ad ogni modo, non potete contare solo ed unicamente sui vostri risultati di ricerca spontanei, come unico metodo di profitto.

**********************

Nota Sull'autrice:

Jill Whalen di High Rankings è una consulente ed esperta di ottimizzazione dei motori di ricerca, riconosciuta a livello internazionale e collabora con la newsletter settimanale gratuita High Ranking Advisor sul marketing dei motori di ricerca.

E' specializzata in ottimizzazione dei motori di ricerca, consulenze SEO e tiene seminari. Il manuale di Jill, "The Nitty-gritty of Writing for the Search Engines" insegna agli imprenditori come e dove mettere parole chiave rilevanti nei loro siti per ottenere indicizzazioni alte nei principali motori di ricerca.

 
 
 
 
 
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